Stasera a Pergine la magia zingara della chitarra di Bireli Lagrene

di Fabio De Santi

A soli tredici anni era già considerato un bambino prodigio che suonava in modo eccezionale la chitarra gypsy nella più pura tradizione di Django Reinhardt, di cui aveva imparato nota per nota moltissimi assolo. Come Django Reinhardt, proviene da una famiglia di musicisti zingari e ha cominciato a suonare la chitarra all’età di quattro anni fino ad essere da oltre vent’anni nel novero dei grandi virtuosi di questo strumento.

Lui è Bireli Lagrene, musicista alsaziano e protagonista stasera al nuovo teatro comunale di Pergine dell’evento organizzato da FaRe Jazz A.P.S. nell’ambito del Trentino In Jazz Festival - Valsugana Jazz Tour 2015 (alle ore 20.45).
Un musicista, Bireli Lagrene, che verso la metà degli anni Ottanta si avvicina alla chitarra elettrica e alla musica fusion: a questo periodo risale la sua collaborazione con il bassista Jaco Pastorius. Nel decennio successivo però ritorna ad uno stile jazzistico più tradizionale e maturo, alle sue radici gypsy con la formazione del Gypsy Project.

[[{"type":"media","view_mode":"media_original","fid":"603826","attributes":{"alt":"","class":"media-image"}}]]

A detta di un altro eccelso chitarrista qual è John Mc Laughlin, Bireli Lagrene è un fenomeno della chitarra: scoperto all’inizio degli anni ottanta, questo ragazzo prodigio ha saputo doppiare abilmente il capo della maturità musicale, affermandosi di giorno in giorno come un musicista impareggiabile nel mondo della chitarra come in quello del jazz, dove è ormai un vero e proprio personaggio di riferimento.
La sua storia comincia in Alsazia, dove nel 1966 nasce da una famiglia di musicisti. Iniziato alla chitarra prestissimo da suo padre ed in seguito istruito dal fratello, Bireli sorprende per il suo talento precoce. Tanti musicisti rimangono stregati dal suo fascino, tra questi Matelot Ferrè, compagno di Django Reinhardt!

Django in quegli anni è il grande affare di Bireli, che segue il maestro nota per nota. «Quando ero un bambino - racconta lui - mettevo il suo disco ancora e ancora fino a quando non riuscivo a riprodurlo perfettamente. Poi ho capito che rispettare i grandi chitarristi è molto di più che semplicemente imitarli».
Quando si tratta di Bireli infatti, il virtuosismo non è nulla senza la freschezza dell’ispirazione, è questa la lezione imparata da Django che riecheggia nei suoi primi album. Il primo, pubblicato nel 1980, «Route to Django», presto seguito da «Bireli Swing 81» e «Bireli Lagrene 15»; trilogia in forma di manifesto libero secondo l’etimologia stessa di «gypsy»: uomo libero.

E così anche il jazz per Bireli Lagrene si confonde in questa libertà originale, una libertà che non ha limiti: «Django mi ha aiutato ad andare a vedere quello che accade altrove» spiega Bireli.
Se prima di tutto Bireli è figlio di Django, e se in ogni caso è stato segnato dall’influenza di Wes Montgomery e George Benson, è a Jaco Pastorius e ai Weather Report che deve gran parte della propria emancipazione musicale.

comments powered by Disqus