Addio a Ernesto Artuso, uomo di cinema e solidarietà

di Redazione Web

Lutto nel mondo trentino della cultura: la notte scorsa si è spento Ernesto Artuso, ex gestore del cinema Astra, da tempo seguito dal figlio Antonio. Nato nel 1925, Ernesto avrebbe compiuto novant'anni fra pochi mesi.
Sono tre le generazioni Artuso che da quasi un secolo offrono alla città una proposta cinematografica che nel 2003 si è moltiplicata con la trasformazione della storica sala di corso Buonarroti in un piccolo multisala con bar e ristorante.

A cominciare questa lunga storia fu il padre di Ernesto, che si era trasferito a Trento dal Trevigiano, con la moglie. All’inizio la famiglia prese in gestione il cinema «Littorio» di piazzetta Silvio Pellico (accanto a via Torre Verde). Negli anni Quaranta fondò invece il «Roma» e infine, nel 1952, mentre il mondo del cinema viveva un grande boom, Ernesto e suo padre inaugurarono l’«Astra», oggi sala di riferimento anche per quanto riguarda il circuito nazionale dei cinema d’essai.
Ma la vita di Ernesto Artuso, lavoro cinematografico a parte, è stata caratterizzata anche da altre pagine di rilievo sociale, come il volontariato in favore dei poveri al Punto d’incontro o l’impegno nella politica comunale.

Durante la guerra, Ernesto fu anche il protagonista di una scelta particolarmente coraggiosa e rara fra i suoi coetanei. Come altri tremila giovani trentini subì la coscrizione obbligatoria nel Cst, la milizia istituita dai nazisti dopo l’8 settembre 1943, quando le tre province dolomitiche di Trento Bolzano e Belluno furono incluse in una speciale area amministrativa, la Zona di operazioni delle Prealpi, controllata dai leader nazisti tirolesi e di fatto assoggettata al Terzo Reich.

A pochi mesi dall’arruolamento, però, nell’autunno 1944, Ernesto con un paio di commilitoni, si rifiutò di indossare quella divisa: «Venendo meno al loro stesso impegno di utilizzarci localmente come dei vigili urbani, gli occupanti ci avevano inviati fuori provincia, nel Vicentino, verso Asiago, dove intendevano utilizzare anche noi del Corpo di sicurezza trentino in azioni antipartigiane e di rappresaglia. Io di certo non avrei mai preso parte a nulla di simile. Fuggimmo in tre, nottetempo, e alla fine io raggiunsi i miei famigliari che avevano trovato rifugio in val di Fassa, perché a Trento c’erano i bombardamenti. A quel punto volevo raggiungere i partigiani molto attivi nel vicino Bellunese, ma le implorazioni di mia madre, spaventatissima, mi indussero a restare con i miei genitori».

Rifiutare gli ordini nazisti fu una scelta coraggiosa quanto rischiosa, scegliere di stare dalla parte del giusto significava, infatti, anche per Ernesto Artuso, mettere in pericolo la propria vita.
Questa, come l’adesione alle iniziative in difesa dei più deboli in questi ultimi anni, è una delle grandi lezioni che questo uomo di cinema e di solidarietà ci ha lasciato.

I funerali di Ernesto Artuso si terranno giovedì 22 gennaio, alle 15, al cimitero di Trento.

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