Animali / Il ricorso

Caccia, esposto degli animalisti: «Stop ai controllori venatori, cacciano anche loro»

Pan-Eppa impugna la norma trentina che consente a forestali, poliziotti e carabinieri di cacciare anche nelle loro zone di competenza: «Così si prefigurano controllori che controllano se stessi». Si ipotizza anche un danno erariale, dato che «la fauna selvatica è di esclusiva proprietà statale e che ogni animale è patrimonio indisponibile dello Stato»

di Marica Vigano'

TRENTO. «Non confondere il controllore con il controllato»: questo il principio - etico sì, ma con fondamento nella legge - con cui l'associazione ambientalista Pan-Eppaa del Trentino ha presentato un triplice esposto in tema di caccia: alla procura di Trento, alla procura di Rovereto e alla procura regionale della Corte dei conti. Si ipotizza dunque anche un danno erariale, dato che «la fauna selvatica è di esclusiva proprietà statale e che ogni animale è patrimonio indisponibile dello Stato», come si legge nel documento.

L'esposto, presentato dal presidente di Pan-Eppaa Adriano Pellegrini lo scorso 3 ottobre 2023, riguarda la corretta applicazione della legge venatoria (n.157 del 1992), in particolare in merito all'articolo 27 commi 1 e 2 che dispone il divieto di caccia agli «agenti con compiti di vigilanza» «nell'ambito del territorio in cui esercitano le funzioni».

I commi 1 e 2, come viene specificato, elencano «il variegato numero di soggetti cui è attribuito il compito di vigilare sull'esercizio dell'attività venatoria». Nella sostanza, chi è agente di pubblica sicurezza o agente di polizia giudiziaria non potrebbe avere il permesso di cacciare.

La realtà però è differente. In provincia di Trento - si legge nell'esposto - fra i circa 6.500 cacciatori «vi sono compresi "n" soggetti (agenti forestali, carabinieri, finanzieri, polizia di Stato) titolari di permesso di caccia effettuata nelle rispettive riserve che, da informazioni assunte, sono circa 150».

Dunque 150 soggetti che, a parere dell'associazione, non potrebbero imbracciare il fucile perché svolgono la funzione di controllori. Eppure è stato concesso loro un regolare permesso.

Pan-Eppa ricorda che la legge provinciale trentina, la numero 24 del 1991, ha preceduto la normativa nazionale e, sebbene in origine non abbia previsto il divieto di caccia da parte degli agenti di vigilanza, «non ha mai, successivamente, adeguato il proprio ordito legislativo alle prescrizioni nazionali».

La norma trentina indica che agli agenti a cui è attribuito lo status di "organi di pubblica sicurezza" la caccia è consentita sull'intero territorio provinciale. Ricorda Pan-Eppaa che tutti gli agenti del Corpo forestale provinciale hanno tale qualifica, e che «molti di loro praticano la caccia nelle rispettive riserve di diritto trentine». Invece agli agenti non di pubblica sicurezza la caccia è vietata all'interno del territorio in cui svolgono le funzioni di vigilanza, salvo autorizzazioni o nulla-osta da parte dell'ente da cui dipendono.

«Il divieto dell'esercizio venatorio in provincia di Trento è curiosamente articolato in maniera diversa e contraddittoria» evidenzia Pellegrini. Poi è intervenuta la Cassazione. «È stato stabilito - prosegue il presidente di Pan-Eppaa - che la pratica venatoria è vietata a tali agenti "allo scopo di evitare ogni possibilità di confusione di ruoli tra i controllori ed i soggetti controllati". Viene però fatto un distinguo fra coloro che sono "sempre in servizio", ossia agenti del corpo forestale, polizia di Stato, guardia di finanza e carabinieri, e dunque coloro che non potrebbero mai cacciare, e il vigile urbano, che è agente di Polizia Giudiziaria "quando è in servizio" e dunque a fine servizio può imbracciare il fucile».

L'associazione Pan-Eppaa (Protezione animali natura - Ente provinciale protezione animali e ambiente) chiede alla procure di Trento e Rovereto di vietare la caccia ai soggetti che hanno compiti di vigilanza nell'ambito del territorio in cui esercitano le loro funzioni, in base alle legge 157. Alla procura della Corte di Conti viene chiesto «l'accertamento e correlativa quantificazione del danno erariale che la Provincia di Trento subisce e subirà nella corrente stagione venatoria 2023-2024 causato dal prelievo di specie faunistiche» da parte di questi soggetti.

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