Il rogo / Tribunale

Fai della Paganella, giovane a processo per il rogo doloso dell'agritur: «Non c’entro niente»

Nel 2018 andò distrutto il nuovo agritur di Paolo Perlot, ancora in ultimazione. I carabinieri raccolgono prove dettagliate, ma l’iter giudiziario proseguirà solo in giugno. Ecco tutti gli elementi dell'indagine

FAI DELLA PAGANELLA. L'ammontare del danno calcolato dalla parte civile è di circa 300mila euro, superiore alle prime stime. È quanto emerso nelle prime fasi del processo per l'incendio doloso che nella notte del 16 aprile 2018 distrusse l'agritur di Paolo Perlot, in via Dossi a Fai della Paganella.

L'imputato è un trentenne del posto, che ha sempre negato ogni responsabilità. Al giovane, che è difeso dall'avvocato Cristian Zamfir, viene però attribuita la paternità della e-mail arrivata qualche tempo prima del rogo al sindaco di Fai, con un indirizzo riconducibile al Wwf. Il messaggio sollevava dubbi sulla regolarità dell'iter burocratico per la realizzazione della struttura, ma l'organizzazione internazionale, interpellata dall'amministrazione, non aveva mai risposto. Nessun'altra contestazione era mai arrivata prima di allora e per questo motivo il Comune aveva segnalato la e-mail ai carabinieri, perché "sospetta".

Attraverso l'indirizzo Ip, ossia il numero che identifica ogni computer su internet o su una rete, gli investigatori arrivarono ad una postazione pc presso un'università fuori provincia, la stessa in cui in quel periodo era iscritto il giovane.

Ci sarebbero poi altri indizi che hanno portato i carabinieri ad identificare nel trentenne il responsabile del rogo: le telecamere della zona che, nella notte dell'incendio, registrarono il passaggio a piedi di un individuo con una camminata simile a quella del sospettato, e una intercettazione ambientale in cui il soggetto avrebbe ammesso al padre di aver scritto la e-mail contro il progetto dell'agritur. Secondo gli investigatori, il giovane non avrebbe gradito questa nuova costruzione che, a suo parere, rovinava il panorama.

Due sono i reati contestati: incendio doloso e sostituzione di persona. Come detto, il giovane continua a respingere ogni accusa.

Dalle indagini è emerso che per appiccare il fuoco alla struttura vennero utilizzati cinquanta litri di benzina. L'agritur venne poi ricostruito e aperto al pubblico, grazie anche ad una gara di solidarietà da parte delle persone - amici, compaesani, ma anche sconosciuti colpiti dalla vicenda - che diedero un sostegno concreto al sogno di Perlot di creare un bioagritur.

Intanto il processo va avanti. Il titolare si è costituito parte civile con l'avvocato Nicola Canestrini. Parte civile anche l'impresa edile che stava costruendo la struttura e che subì a sua volta un notevole danno economico. Numerosi sono i testimoni chiamati in aula. L'udienza, che si è tenuta nei giorni scorsi davanti alla giudice Greta Mancini, è stata rinviata al prossimo giugno.

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