Politica / Il caso

Fratelli d'Italia, dissidenti isolati: per ora nessuno si schiera con Ambrosi e Cia

Francesca Gerosa: «Nel partito ho colto anche gioia per la coerenza nel confronto degli alleati». Giuseppe Urbani, capogruppo in Comune a Trento: «Se un partito dà delle indicazioni, bisogna rispettarle». Ora Fugatti ha mano libera per ricomporre la giunta inserendo anche Zanotelli e Marchiori

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di Franco Gottardi

TRENTO. «Le polemiche scoppiate dopo l'accordo? C'è un partito che se ne occupa, io ora penso solo a mettermi al lavoro». Francesca Gerosa ieri era in val di Sole per presenziare come assessora allo sport alla tappa di Coppa del mondo di ciclocross; si è immersa nel suo ruolo di vicepresidente che Fratelli d'Italia le aveva assegnato ancor prima delle elezioni e non vuole commentare le frecciate al veleno lanciare sabato dall'onorevole Alessia Ambrosi contro il commissario Alessandro Urzì, accusato di aver portato il partito al massacro per difendere quell'accordo sulla vice presidenza.

«Dico solo che certe uscite fanno rumore ma nel partito non è che siano tutti scontenti, anzi io ho colto anche gioia per la coerenza con cui ci si è posti nei confronti degli alleati» sostiene Gerosa.In effetti in un partito dove tendenzialmente correnti e personalismi sono messi al bando la disciplina e l'allineamento, anche quando le indicazioni arrivano direttamente da Roma, sono considerati un valore.

La pensa così Giuseppe Urbani, capogruppo di FdI in consiglio comunale a Trento e candidato alle recenti provinciali.

«Io sono vecchio di caserma - dice - ero nel Msi, poi in An e nel Pdl. E sono convinto che se un partito dà delle indicazioni bisogna rispettarle, anche quando le cose non ci vanno a genio. Io mi sono bevuto anche l'acqua di Fiuggi, anche se magari non mi piaceva più di tanto. Ci possono anche essere cose che fanno soffrire ma guai a farsi prendere dall'isteria. I personalismi fanno giustamente arrabbiare Roma e anche la Meloni a suo tempo aveva dichiarato guerra alle correnti, nella consapevolezza che uniti si cresce mentre sarebbe un errore grave mettersi a fare guerre in famiglia».

Urbani non polemizza con Claudio Cia, che per protesta nei confronti del commissario Urzì si è auto sospeso dal partito. «Umanamente può dispiacere di certe situazioni - commenta il capogruppo a palazzo Thun - ma sappiamo che a volte in politica il fattore umano viene sacrificato. Si poteva fare meglio? Sempre si può fare meglio. Ma in questo momento il partito è rappresentato dal suo commissario; non c'è stato un congresso e dunque nessuno è titolato a parlare per FdI, gli altri devono adeguarsi».

Chi non ha voluto adeguarsi ed è ormai in aperta polemica con Urzì e dunque col partito è Claudio Cia, la cui scelta di rimettere le proprie deleghe da assessore a trasporti e casa direttamente nelle mani del presidente ha comunque sbloccato l'impasse e posto le condizioni per ricomporre velocemente il puzzle della giunta, di cui nelle scorse settimane non si trovavano più le tessere chiave.

Il presidente Fugatti ora ha il pallino in mano e potrà rapidamente ricomporre il quadro. Lo schema è ritirare le deleghe a Cia e riassegnarle all'assessore tecnico che gli subentrerà, che di tecnico in realtà ha ben poco perché dovrebbe trattarsi del segretario del Patt Simone Marchiori, bocciato alle urne ma ripescato in forza di un accordo pre elettorale di valorizzazione delle Stelle Alpine per ripagarle dello spostamento a destra e dell'appoggio al presidente uscente.

Eppoi va formalizzata la nomina di Giulia Zanotelli ad assessora all'agricoltura ed enti locali; lei che è rimasta finora in un precauzionale limbo nel caso FdI avesse scelto l'opzione dei due assessori costringendo Fugatti a ripescarla come assessora tecnica esterna.

Per quanto riguarda gli equilibri in maggioranza e i rapporti tra Lega e FdI il segretario del Carroccio, Diego Binelli, non dà nulla per scontato: «La priorità era risolvere la partita della giunta provinciale. Se FdI avrà la presidenza del consiglio regionale e un assessorato? Sono interlocuzioni da riprendere in mano, ma prima dovrà essere fatta la giunta a Bolzano. C'è tempo per discuterne».

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