Politica / Provinciali

Il Patt: «Non possiamo dare l'idea di chi litiga solo per le poltrone»

Il segretario Marchiori: “Ad un mese dal voto è ora di avere un governo. Le scelte sul nuovo esecutivo sono in mano a Fugatti, no alle ingerenze di Roma”

di Chiara Zomer

TRENTO. Ognuno faccia la sua parte, per avvicinare le posizioni. Perché è ora di iniziare a lavorare. È questo l'accorato appello di Simone Marchiori, segretario del Patt, in queste ore di fibrillazione. A leggere le dichiarazioni del ministro Lollobrigida deve essergli mancato il terreno sotto i piedi. Per lui, autonomista, approdato al centrodestra con il travaglio del partito che sappiamo, sentire un ministro romano che chiarisce chi deve fare cosa nella giunta trentina, dev'essere parsa poco più che un'eresia. Ma non cede alle polemiche, anche se evidenzia: «Non è Roma che decide la giunta provinciale di Trento».
Che effetto Le ha fatto sentire le parole del ministro Lollobrigida?
«Le ingerenze di Roma ci sono sempre state, vanno messe in conto anche queste quando si è in coalizione con un partito nazionale. Detto questo però, non significa che sarà Roma a decidere la giunta. È tutto in mano al presidente Fugatti».
Si ricomporranno le posizioni?
«Io penso di sì. Che Fratelli d'Italia abbia annunciato la possibilità di restare fuori dalla giunta, ma gli assessori indicati del partito non abbiano in realtà dato dimissioni, significa già qualche cosa. Il canale è aperto. Non mi preoccupo delle dichiarazioni, ma dei fatti».
Il punto di equilibrio è vicino o sarà ancora lunga?
«Io credo che presa la decisione sulla giunta, ora si tratta solo di trovare il punto di caduta, trovare una limatura sulle competenze e deleghe sui vari assessori. Sono dell'idea che le prerogative siano del presidente ed è ora che la giunta inizi a lavorare. In questa situazione ognuno deve fare la sua parte. Non vogliamo far uscire l'immagine di una maggioranza che litiga per una questione di careghe. Non possiamo continuare con io voglio questo, io ti do quello».
Un po' quell'immagine c'è, in effetti.
«Ognuno può avere le sue rivendicazioni, ma credo che alla fine debba prevalere il progetto. C'è un programma da attuare, che ha ottenuto il consenso dei cittadini. A questo punto ognuno faccia la sua parte. È ora di avere una giunta».
Il vostro elettorato manda messaggi in questo senso? Percepisce irritazione sul territorio?
«La percepisco anche in me stesso. Dopo il voto è giusto ci sia una parentesi di analisi per trovare la quadra. Ma dopo un mese esatto dal voto, credo si debba chiudere. Confrontarsi sulle cose, ma poi chiudere e iniziare a lavorare e a risolvere i problemi dei cittadini».
Lei dice di trovare la quadra e iniziare a lavorare, ma che legislatura sarà con le premesse di questi giorni? Non si corre il rischio di una squadra che faticherà sempre ad essere coesa?
«Non credo ci sia questo pericolo. Io penso che le dinamiche di questi giorni fanno parte della parentesi elettorale, poi ci sarà spazio per lavorare. D'altronde ci sono stati dei precedenti bellicosi, in passato, che però hanno saputo portare a risultati anche importanti per l'autonomia. E mi riferisco ad esperienze di centrosinistra. L'importante è trovare l'intesa adesso, altrimenti gli elettori non lo perdoneranno. Ma io credo che ci sia spazio per ricondurre tutto alla normale dialettica e credo che il presidente Fugatti saprà trovare l'accordo».

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