Geriatria / L’emergenza

Nelle Rsa trentine posti esauriti, anche quelli a pagamento

L’allarme dell’Upipa: carenza di personale, costi alle stelle. La presidente Chiogna: «In casa di riposo dovrebbero andare solo i più gravi, ma l’assistenza a domicilio...»

di Patrizia Todesco

TRENTO. I posti delle Apsp sono esauriti da tempo e la lista d'attesa per entrare si fa sempre più lunga. Che la situazione stia mettendo in ginocchio molte famiglie lo dimostra il fatto che non c'è disponibilità nemmeno di posti a pagamento. «La situazione è più difficile di quanto lo fosse prima del Covid. Oggi i 300 posti a pagamento, e si parla di rette di 4 mila euro al mese, sono tutti occupati mentre prima della pandemia erano occupati la metà», conferma Michela Chiogna, presidente di Upipa.

La popolazione invecchia e non sempre in salute. «Dobbiamo pensare ad un nuovo sistema dove nelle Apsp vengono ospitati i casi più gravi, ma dove ci sia anche un servizio di assistenza a domicilio efficacie. Se la coperta è corta bisogna fare delle scelte. Noi, abbiamo già dato la nostra disponibilità a contribuire. Chi, più dei nostri operatori che ogni giorno hanno a che fare con persone fragili e con malattie croniche, può essere d'aiuto per questo tipo di assistenza? Sarebbe anche stimolante per i nostri operatori, offrire questo servizio, andare fuori dalle strutture, ma per farlo occorrono finanziamenti. Ormai è chiaro che i posti attualmente a disposizione non sono sufficienti a soddisfare la domanda, come è impensabile che le strutture si realizzino dall'oggi al domani. L'assistenza domiciliare è sicuramente la risposta che è possibile dare in tempi più rapidi. Ormai è chiaro che in Apsp arrivano oggi i casi più gravi, pazienti con più patologie, ingestibili al domicilio. Ma prima di arrivare da noi c'è un lungo lasso di tempo in cui si potrebbe fornire assistenza a casa».

Rimane naturalmente il nodo del personale. Il tavolo di lavoro tra Apsp e Apss sulla questione delle assunzioni degli infermieri vincitori del maxi concorso concluso ancora in primavera è saltato. «Il problema è che il loro obiettivo è scorrere tutta graduatoria entro fine anno e arrivare alle assunzioni entro febbraio. Impossibile per le strutture più piccole arrivare ad organizzarsi. Lo scorrimento della graduatoria è già iniziato. Noi sappiamo che sono 60 gli infermieri che attualmente lavorano nelle Apsp che potrebbero andare in Apss. Per alcune strutture con poco personale anche un solo infermiere che se ne va potrebbe mettere in crisi turni e assistenza». La questione personale è dunque uno dei nodi che maggiormente impensieriscono le strutture che oggi come oggi non possono nemmeno immaginare, con le risorse a disposizione, di poter offrire servizi anche sul territorio. «Ma se la salute e l'assistenza sono davvero una priorità bisognerà investire in questo campo, pensando anche a soluzioni nuove», dice Chiogna.Intanto mercoledì il consiglio di Upipa si riunirà per le indicazioni da inviare in Provincia in vista dell'approvazione delle direttive. Anche quest'anno i conti sono destinati a chiudere in rosso e per la Apsp sarà necessario tornare a bussare alle porte della Provincia per chiedere il ripianamento dei debito. «Ma noi non vogliamo chiedere l'elemosina, non vogliamo continui ripianamenti a piè di lista come accaduto negli ultimi anni».

Al momento Michela Chiogna preferisce non fornire numeri precisi. Di certo ci sono 3,5 milioni legati all'inflazione, più i rincari legati al caro energia dei primi mesi dell'anno. «La nostra richiesta - dice - è di legare le rette sanitarie, quella della Provincia, all'inflazione. Essendo che lo scorso anno sono stati ripianati i debiti senza nessun aggiustamento delle rette, quest'anno ci troviamo i rincari dell'inflazione dello scorso anno che era intorno al 13% più il 6% di quest'anno. A questo vanno aggiunto i costi energetici che a gennaio e febbraio sono rimasti decisamente alti. Noi abbiamo chiesto di programmare degli investimenti per il contenimento dei consumi ma anche in questo campo ma non abbiamo ottenuto risposte. Tutto va molto a rilento. Stiamo ancora aspettando l'esito della valutazione della categoria catastale dei nostri edifici per verificare l'aliquota alla quale siamo soggetti per il cosiddetto conto termico, che sarebbe l'agevolazione degli enti pubblici. Noi non vogliamo ogni fine anno andare a rincorrere aiuti perché ci troviamo con dei buchi in bilancio che è chiarissimo a cosa sono imputabili, non è dignitoso. Per questo, appena sarà nominato il nuovo assessore, chiederemo a lui un incontro urgente».

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