Provinciali / Post voto

I primi dei non eletti delle liste tra delusione e ritorno al lavoro

Moranduzzo (Lega): «Sono il primo dei non eletti e in cinque anni potrebbero anche cambiare le cose. Io sono comunque disponibile per una eventuale candidatura in consiglio comunale. Certo ora che dovrò svegliarmi alle 5 e 30 del mattino non potrò fare i gazebi e le attività territoriali che ho fatto in questi anni»

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TRENTO. Ci sono i vincitori e ci sono i non eletti. E tra i non eletti ci sono quelli che non ce l'hanno fatta per poco. L'avvocato Andrea Merler è il primo dei non eletti di Fratelli d'Italia. In consiglio si sono assicurati un posto Francesca Gerosa, Claudio Cia, Carlo Daldoss, Christian Girardi e Daniele Biada. Lui, con 955 voti, è rimasto fuori. «Per me medaglia di cartone», ironizza nonostante la comprensibile delusione per il risultato personale. Ma niente drammi. Fa subito notare che sono altre le cose di cui va fiero e che lo rendono felice.

«Mi riferisco al mio lavoro nello studio con il mio fantastico socio Nicola Giuliano al quale sono molto legato e poi mia moglie Giulia, i miei tre figli e i miei genitori ancora in salute. Cosa posso sperare di più?». Naturalmente ammette che questa volta di entrare in consiglio provinciale ci sperava. «Io ce l'ho messa tutta e sono dispiaciuto per le centinaia di persone che si sono impegnate per aiutarmi, per coloro che mi hanno dato fiducia e che si sono affezionati alla mia figura di persona per bene. Sicuramente in città il risultato è stato sotto le aspettative. Speravo di raccogliere almeno mille voti e invece a quella cifra ci è arrivato il vicesindaco. Probabilmente ha più visibilità di me, come ce l'hanno gli assessori». Sul fronte politico, Merler conferma la soddisfazione per il risultato di Fratelli d'Italia anche se ammette che l'obiettivo era arrivare al 14% e a quel punto anche lui sarebbe entrato in consiglio.

«Io sono comunque arrivato da poco in Fratelli d'Italia e ringrazio il partito che sento come mio. Ho parlato con l'onorevole Donzelli che mi ha ringraziato per il lavoro che ho fatto. Forse se fosse venuta la premier Meloni qualche punto percentuale in più l'avremmo fatto. In ogni caso io torno al mio lavoro, al mio impegno in consiglio comunale e in Patrimonio del Trentino. Inoltre devo riprendere ad andare a correre perché in un mese e mezzo di campagna elettorale ho messo su un po' di pancia. Io ho sempre detto che non vivo di politica, il 90% del mio reddito arriva dal mio lavoro. Lunedì sono andato a complimentarmi con gli eletti del mio partito e in piazza anche con Fugatti di cui ho grande stima».

Primo dei non eletti della Lega è Devid Moranduzzo (nella foto con Fugatti). Nella scorsa tornata elettorale era entrato in consiglio con oltre 2 mila voti. Questa volta si è fermato sotto quota mille, a 854 per le precisione. «Sapevo che sarei stato quinto o sesto - dice - e così è stato. Davanti a me ci sono tutti gli ex assessori e Paccher che è stato presidente del consiglio regionale. Ovviamente chi è in giunta ha una visibilità e una possibilità di azione maggiore rispetto a chi è in consiglio. Inoltre la concorrenza in città, in particolare a Gardolo, è stata spietata. È stato bacino di voti per Andrea Merler, Andrea Gottardi, Gabriella Maffioletti e anche per Mariachiara Franzoia. Io in città ho preso 400 voti e quindi posso anche dirmi soddisfatto considerato che si tratta di uno dei pochi centri trentini dove Valduga ha superato Fugatti».

L'esclusione dal consiglio non ha fatto comunque venire meno la passione di Moranduzzo per la Lega. «Sono leghista da quando avevo poco più di vent'anni e sono contento che abbiano vinto il Centrodestra e la Lega. Ora sono a disposizione piena del partito che mi ha lanciato 15 anni fa. Io so di aver lavorato bene e per il momento ritornerò alla mia attività di famiglia, al banco del mercato dove lavorano anche i miei genitori». Moranduzzo non nasconde che comunque un filo di speranza di tornare in consiglio c'è. «Sono il primo dei non eletti e in cinque anni potrebbero anche cambiare le cose. Io sono comunque disponibile per una eventuale candidatura in consiglio comunale. Certo ora che dovrò svegliarmi alle 5 e 30 del mattino non potrò fare i gazebi e le attività territoriali che ho fatto in questi anni».

A sorpresa, fuori dal consiglio provinciale anche Lorenzo Ossanna, primo dei non eletti del Patt con 1.391 voti. Architetto, era entrato in consiglio provinciale nel 2013 dopo la morte di Diego Moltrer. «Il partito autonomista ha creato un progetto vincente e questo mi fa piacere. Forse l'elettorato non era del tutto pronto e quindi qualcuno non ha voluto dare il proprio appoggio. Questi progetti sono lunghi, nascono da percorsi di metabolizzazione, chiaro che è un progetto che è partito e deve andare avanti. Ero uno dei sostenitori e lo sono tutt'ora». Sul fatto che in consiglio vadano tre consiglieri non "storici" del Patt come avrebbe invece potuto essere lui Ossana non vuole fare polemiche. «Sono a tutti gli effetti tre candidati e tesserati del partito autonomista», ricorda.

Ammette invece che in val di Non abbia pesato più che altrove la frattura interna al Patt che ha portato Paola Demagri e Michele Dallapiccola a fondare Casa Autonomia.eu. «Rimango comunque convinto della bontà del progetto del Partito Autonomista e resto a disposizione come lo sono sempre stato. Intanto proseguirò con le mie attività lavorative».

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