Tribunale / Giustizia

Trento, presunti jihadisti a processo: sono accusati di appartenere allo "Stato islamico"

Perizia chimica sul materiale sequestrato a un 22enne kosovaro, accusato di aver tentato di preparare un attentato in provincia. Il giovane è ai domiciliari, coinvolta nell'inchiesta anche la sua fidanzata 19enne

PROCESSO Le infiltrazioni della 'ndrangheta in Trentino avrebbero potuto espandersi

di Francesca Cristoforetti

TRENTO. Erano stati accusati di partecipare all'associazione terroristica internazionale "daesh" o "Stato islamico" e di aver aderito ideologicamente alla jihad. Il 18 ottobre la coppia di presunti terroristi di origine kosovara composta dal 22enne Mines Hodza e la fidanzata 19enne, ha chiesto il rito abbreviato al Tribunale di Trento, davanti al giudice dell'udienza preliminare Gianmarco Giua.

Per l'imputato, a differenza della ragazza, si parla di abbreviato condizionato all'esame dello stesso. Questo non è tutto. La difesa, rappresentata dall'avvocato del foro di Trento Marcello Paiar, ha deciso inoltre di depositare una consulenza chimica sul materiale rinvenuto al cliente, ancora da chiarire se sarebbe potuto essere utilizzato per fabbricare un possibile ordigno. Insieme a questo primo documento è stata depositata anche una consulenza psicologica sullo stato di salute mentale del giovane e un parere legale di un professore universitario sulla questione dell'addestramento a una cellula jihadista.

Sul materiale rinvenuto si muoverà anche l'accusa, rappresentata dal pubblico ministero Davide Ognibene, che citerà il Reparto investigazioni scientifiche per presentare una propria consulenza chimica sulla base di quella proposta dalla difesa.

Se la diciannovenne si trova a piede libero, Hodza rimane invece agli arresti domiciliari, come era stato disposto dalla gip di Rovereto Consuelo Pasquali. Il ragazzo, diplomato all'Itt Buonarroti di Trento, era stato accusato poco più di un anno fa di aver tentato di preparare un attentato in Trentino, prima di partire per la Nigeria per unirsi ai combattenti insieme alla fidanzata. Un sospetto, questo, che era stato alimentato da una presunta sottrazione sia di sostanze chimiche che strumenti, tra cui un "becher", dal laboratorio in cui era impiegato. E circa un mese prima di essere fermato dai carabinieri, prima di iniziare il suo turno serale nel Basso Trentino ha recitato delle preghiere per poi recarsi in centro a Riva del Garda dove aveva esploso un petardo, fuggendo in auto. Hodza, che stando alle ricostruzioni degli inquirenti avrebbe cominciato ad avvicinarsi alla jihad nel 2018, era stato definito un "lupo solitario".

L'indagine dei carabinieri era scattata a febbraio 2022 su segnalazione dell'Fbi nell'ambito di un monitoraggio internazionale del terrorismo islamico, evidenziando l'accelerazione nel processo di radicalizzazione del giovane in pochi mesi. Il 22enne, accusato di associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico, arruolamento e addestramento con finalità di terrorismo anche internazionale, avrebbe manifestato interesse nei confronti dell'Isis anche tramite web e via social. Secondo gli inquirenti Hodza avrebbe agito da "reclutatore" nei confronti della ragazza, agendo con una certa influenza su di lei e "arruolandola" per compiere atti di violenti con finalità terroristica. La prossima udienza è attesa per il prossimo febbraio.

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