Amministrazione / Vertici

Provincia, Nicoletti in pensione da dicembre: è già caccia aperta al futuro direttore generale

Una delle decisioni importanti della nuova giunta, dopo il voto, sarà la scelta del manager che guiderà la “macchina”. Tra i nomi più accreditati quello di Roberto Andreatta e dell’esterno Alessandro Ceschi

di Domenico Sartori

TRENTO. Lui, se gli si chiede conferma, ti guarda stupito, prende fiato e butta lì: «Non posso che farmi una grande risata». Lui è Alessandro Ceschi, direttore generale della Federazione trentina della cooperazione. E la conferma che gli si chiede è quanto abbia fondamento la voce che lo vorrebbe futuro direttore generale della Provincia autonoma di Trento. La risposta, appunto, è una sonora risata. Anche se lo stesso Ceschi ammette che il venticello, figlio del gossip o di una astuta strategia concepita per bruciare in anticipo nomi, è arrivato fino al sesto piano di via Segantini.

Gossip, appunto. Perché nessuno sa chi sarà il futuro presidente della Provincia e con certezza dire se Fugatti succederà a Fugatti. Però è certo che chi salirà sulla tolda di piazza Dante dopo il 22 ottobre, tra le prime, rilevanti scelte che dovrà fare c'è quella di chi mettere al comando della macchina organizzativa della Provincia. Perché l'attuale direttore generale, Paolo Nicoletti, stacca a fine dicembre, per godersi la pensione. Nell'ottobre 2018, quando Fugatti vinse le elezioni, il contesto era profondamente diverso: nuova giunta, marcata dall'inesperienza. E subito chiamata a gestire l'emergenza del ciclone Vaia.

La scelta di Nicoletti, che divenne direttore generale il 5 dicembre 2013, nominato dalla giunta di centrosinistra guidata da Ugo Rossi, fu per Fugatti inevitabile. Ma convinta, perché in Nicoletti ha trovato un dirigente equilibrato, sul pezzo, e gran lavoratore. Dovesse rivincere il centrodestra, il contesto sarebbe oggi del tutto diverso, e la scelta del dg frutto di una condivisione di giunta. E comunque scelta complicata, per chiunque governerà la Provincia, perché i dirigenti generali non si improvvisano, e perché pure la macchina pubblica ha a che fare con il problema dell'adeguatezza della classe dirigente, quella in grado di accompagnare i decisori politici in un tempo di grandi trasformazioni, che richiedono visione oltre che amministrazione.

L'altro nome che nelle ultime settimane ha preso spazio nelle stanze del palazzo, è quello di Roberto Andreatta, considerato grande esperto in materia di trasporti, ma che negli ultimi anni si è occupato di un largo spettro di settori: ambiente, urbanistica, energia, cooperazione. Ad Andreatta è riconosciuta competenza giuridica, grande capacità di lavoro, di mediazione e di approfondimento dei dossier.

Ceschi avrebbe invece il "vantaggio" di essere un esterno, super partes, oltre che due qualità che contano: conosce la macchina amministrativa pubblica (è stato direttore generale del Consorzio dei comuni trentini per 19 anni, prima di approdare in Federcoop nel 2017, chiamato da Mauro Fezzi), ed è assai apprezzato nel mondo delle imprese. In Federcoop è tra l'altro riuscito a tenere in equilibrio i conti, riorganizzandola, nonostante il calo dei contributi associativi delle Casse Rurali.

C'erano, fino a qualche settimana fa, altri nomi in campo. Due più accreditati: l'ingegner Raffaele De Col, l'uomo della protezione civile, dell'operazione Vasco Rossi, il manager delle grandi opere regnanti Dellai, Rossi e Fugatti, e Sergio Bettotti, dal 2019 dirigente del dipartimento artigianato, commercio, promozione, turismo e sport. Ma il primo è ritenuto troppo divisivo, il secondo, invece, maturerebbe il diritto alla pensione a metà legislatura.

Gli altri due nomi, meno accreditati, sono quelli di Laura Pedron, giovani dirigente generale del dipartimento sviluppo economico, ricerca e lavoro, e di Luca Comper, dirigente del dipartimento organizzazione, personale e affari generali. Tutti nomi piano piano usciti di scena. Le bocce sono ferme. Prima, il voto del 22 ottobre. Ma nel palazzo il dopo Nicoletti è tema già aperto.

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