Giustizia / Il caso

Spostò il corpo dell'operaio dopo l'incidente nel bosco: condanna confermata in Cassazione per l'imprenditore

La tragedia avvenne nel territorio comunale di Sagron Mis il 19 novembre del 2018, la vittima Vitali Mardari, 28enne di origine moldava, era al lavoro come boscaiolo senza regolare contratto. L'imprenditore bellunese condannato perché allertò i soccorsi solo dopo aver trasportato fuori dall'area del cantiere il ferito, che morì poco dopo

IL DRAMMA Morte sul lavoro, condanna esemplare: omicidio colposo, 4 anni e 5 mesi

TRENTO. La Corte di cassazione ha giudicato inammissibile il ricorso presentato dai legali di Riccardo Sorarù, imprenditore 46enne di Rocca Pietore, in provincia di Belluno, confermando la condanna decretata fin dal primo grado di giudizio penale - 4 anni e 5 mesi di reclusione - per aver causato, a fine 2018, la morte di Vitali Mardari, 28enne di origine moldava (nella foto).

Mardari, che stava lavorando nei boschi in val delle Moneghe, in provincia di Trento, senza un regolare contratto, rimase vittima di un incidente mentre veniva tirato un lungo cavo d'acciaio che avrebbe dovuto fungere da teleferica. Lo comunica una nota di Giesse risarcimento danni, che ha assistito la famiglia della vittima.

L'imprenditore, invece di allertare il 118 e prestare soccorso, facendosi aiutare da altri due lavoratori in nero, spostò il corpo di Mardari fuori dal cantiere, trasportandolo vicino al ciglio della strada sottostante e coprendolo con dei pezzi di legna. Solo più tardi avvisò i soccorsi fingendo di aver ritrovato il corpo per caso. Gli altri due lavoratori, nel frattempo, si dileguarono.

"Giustizia è stata fatta. Un simile comportamento doveva essere punito in maniera esemplare, era ciò che auspicavamo e per questo non possiamo che ringraziare i giudici che, per ben tre volte, si sono espressi in tal senso. Nessuno ci riporterà mai Vitali, che manca nelle nostre vite ogni singolo minuto di qualsiasi giornata, ma sapere che chi lo ha trattato in quel modo - come neppure si farebbe a un povero animale - ora pagherà con il carcere, ci restituisce, quanto meno, il senso di una giustizia finalmente compiuta", commenta Ludmila, sorella della vittima. [Ansa]

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