Giochi / Curiosità

I flipper, divertimenti ormai dimenticati: “Siamo passati da 500 a una decina”

Parla Giancarlo Alberini, titolare di Alpina Games, azienda di Trento che dal 1983 si occupa della vendita e del noleggio di giochi e attrezzature, dalle freccette al calcio-balilla fino ai juke-box: “Fino a vent'anni fa erano praticamente in ogni bar, ma oggi sono introvabili. Questioni di spazio”

di Fabio Peterlongo

TRENTO. Che fine hanno fatto i flipper? Un tempo onnipresenti nei bar che volevano offrire agli avventori uno svago capace di intrattenere da soli o in compagnia, oggi i flipper sono quasi scomparsi, almeno nei locali pubblici della città. Li si può trovare in poche unità nelle località turistiche (magari sul lago) laddove ci sono ancora delle sale-giochi attrezzate. Cercando a memoria i locali di Trento dove abbiamo visto dei flipper di recente, un giro di telefonate ci ha confermato che queste macchine colorate, musicali ed avvincenti sono state dismesse.

Addio o quasi alle serate passate facendo sussultare il flipper, sfiorando il «tilt», facendo impazzire la pallina a colpi di respingenti. Ed è insolito in un'epoca in cui tutto ciò che è nostalgico (dai film alla musica) viene recuperato. Ne abbiamo parlato con Giancarlo Alberini, titolare di Alpina Games, azienda di Trento che dal 1983 si occupa della vendita e del noleggio di giochi e attrezzature, dalle freccette al calcio-balilla fino ai juke-box. «Nell'epoca d'oro tra gli anni Sessanta e Ottanta, i fornitori avevano distribuito almeno cinquecento flipper nel territorio trentino. Oggi saranno una decina in tutta la provincia».

Le ragioni di questo abbandono sono molteplici, spiega Alberini: «I bar spesso preferiscono liberare spazio per avere un tavolo in più - riflette il titolare - E c'è da dire che il flipper è una macchina costosa che richiede una manutenzione che non si può dare per scontata, perché le competenze dei manutentori vanno un po' alla volta sparendo».

Ma, precisa Alberini, solitamente il bar non acquistava il flipper, bensì lo noleggiava: «Si concordava un comodato d'uso ed all'esercente andava una percentuale degli incassi, il 30 o 40%». Alberini ha raccontato come i flipper non abbiano sempre avuto vita facile in termini fiscali e burocratici: «Per un lungo periodo i flipper sono stati equiparati ai giochi d'azzardo e ai beni di lusso, il legislatore non sempre riconosceva la componente di abilità che caratterizza questo gioco, poi le cose sono cambiate».

Ma esiste un mercato di appassionati disponibili all'acquisto dei flipper per uso privato e collezionistico: «Quelli più richiesti sono i flipper storici collegati a certi film, come Indiana Jones, a cui il pubblico si era affezionato - ha spiegato il titolare - Oggi i ragazzini degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta sono cresciuti e si trovano ad avere una certa capacità di spesa, così li vediamo interessarsi all'acquisto».

Per caso nella sede del negozio incontriamo una persona interessata a far provare al nipotino di undici anni uno dei flipper presenti in negozio: «Vorrei fargli conoscere questo tipo di gioco, probabilmente non l'ha mai visto - ci ha spiegato -. Ricordo con piacere e nostalgia le giornate passate con il calcio-balilla ed il flipper, erano un'occasione per fare amicizia». A differenza di quanto avviene per i videogiochi moderni che si praticano in solitudine dietro allo schermo.

Su questo Alberini lancia una proposta alle istituzioni: «Mi piacerebbe che si recuperasse il valore sociale del gioco del flipper, servirebbe un aiuto dalle istituzioni per trovare un luogo dove poter sperimentare i giochi "classici". D'altronde al flipper non si vince niente, non c'è un premio, il piacere deriva soltanto dalla meccanica di gioco». Anche il giovane "flipperista" undicenne presente nel negozio, sembra coinvolto dal gioco: «È divertente!», dice. Poi la pallina, inesorabilmente, cade in mezzo ai due flippanti, lì dove non può essere salvata. Ma nei minuti precedenti, c'è stato un gran divertimento.

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