Giustizia / Il caso

Cacciò una coppia perché troppo hot. Dopo 5 anni di udienze, l’accordo: gli inquilini ritirano la querela

Il proprietario di casa sospettava che la donna e i suo compagno girassero video porno. Padre e figlio hanno rinunciato a quanto loro spettava in sede civile, circa 7 mila euro di spese liquidate, "in cambio" del ritiro della querela

TRENTO. Un proprietario di casa troppo invadente, secondo l'accusa: sarebbe entrato più volte nell'appartamento con le proprie chiavi e senza permesso, in un caso sorprendendo l'inquilina sotto la doccia, e poi avrebbe cacciato via la donna e il compagno con la forza. Versione completamente opposta è quella fornita dall'uomo, chiamato assieme al figlio a rispondere davanti al giudice di violazione di domicilio, violenza privata e appropriazione indebita. Quest'ultima accusa riguarda la sparizione di un paio di scarpe della maison Carolina Herrera. Dall'abitazione, in cui viveva una coppia di sudamericani, infatti, sarebbero scomparse le costose calzature da donna.

Una tensione continua, quella fra il proprietario e gli inquilini, nata da un dubbio, forse da un fraintendimento nel notare che nell'appartamento c'erano diversi "attrezzi" e "giochi" da adulti, dalle forme inequivocabili, oltre che una temperatura sempre molto alta. Giunto alla conclusione che in quell'abitazione venivano girati filmini a luci rosse, l'uomo, un settantenne trentino che evidentemente non tollerava che nell'appartamento di sua proprietà avvenissero "certe cose", sarebbe stato determinato a cacciare la coppia in qualsiasi maniera.

Da evidenziare che in aula non è emerso nulla in merito alla presunta attività sessuale della coppia, anche perché si tratterebbe di una circostanza ininfluente dal punto di vista processuale. Il giudice era chiamato a valutare reati ben precisi, formulati in base alla denuncia degli inquilini: il proprietario di casa, sostenevano, si sarebbe inventato mille scuse per entrare nell'appartamento e fra dicembre del 2017 e il 10 gennaio del 2018 (giorno della liberazione forzata dell'immobile) e sarebbe riuscito a varcare l'uscio clandestinamente in varie occasioni.

Gli inquilini hanno sempre sostenuto di non aver mai girato filmini pornografici amatoriali, accusando invece l'uomo di aver invaso la loro vita privata, di aver ficcato il naso nella loro intimità e di averli sbattuti in strada. Il settantenne, da parte sua, ha provato di non aver mai affittato l'appartamento alla coppia, bensì ad un'altra persona, e in sede civile il giudice gli ha dato ragione. Sul fronte penale la partita è rimasta aperta per quasi cinque anni, con numerose udienze in cui sono stati sentiti diversi testimoni di padre e il figlio imputati.

A mettere fine al processo, celebrato davanti alla giudice Greta Mancini, è stato un accordo fra le parti: reati estinti per remissione di querela (possibilità prevista dalla riforma Cartabia), a fronte anche dell'assenza sul territorio italiano dell'inquilino che assieme alla partner si era costituto parte civile ma che non si era mai presentato in aula a testimoniare.

Questo risultato è stato possibile grazie al lavoro di mediazione dei legali - l'avvocato Franco Busana per la difesa - che si sono confrontati con i loro assistiti per trovare una soluzione che potesse soddisfare tutti. Ci sono riusciti: padre e figlio hanno rinunciato a quanto loro spettava in sede civile, circa 7 mila euro di spese liquidate, "in cambio" del ritiro della querela.

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