Giustizia / Il caso

Condannato per il rinfresco ai dipendenti: il sindaco deve risarcire il 70%

Per l'accusa non si poteva parlare di «spese di rappresentanza» riferendosi al rinfresco con i dipendenti, dato che la festicciola non ha alcuna finalità di promozione dell'amministrazione verso l'esterno.

TRENTO. L'accusa è di aver speso in modo poco virtuoso, per non dire illegale 1.391,19 euro. Importo che è stato preso dalle casse pubbliche e utilizzato per finalità che non rientravano nelle cosiddette «spese di rappresentanza».

La procura della Corte dei conti ha chiesto i danni ad un sindaco trentino, responsabile di questo utilizzo improprio di denaro pubblico. La tesi accusatoria ha retto ma solo per una parte, e il collegio - presidente Chiara Bersani - ha condannato il primo cittadino al pagamento di 321,20 euro. Le spese oggetto di contestazione risalgono al 2018.

Gli accertamenti della procura erano partiti da una segnalazione della Sezione di controllo, in merito alle spese di rappresentanza dichiarate da un Comune trentino per un rinfresco per lo scambio di auguri con il personale dipendente e con i consiglieri comunali per un importo di 484,73 euro, e per l'acquisto di biglietti natalizi dell'Unicef per un valore di 906,46 euro.

Quest'ultima voce era stata valutata dalla procura «spesa esorbitante» in quanto «senza aggravio alcuno per il bilancio pubblico» si sarebbero potuti utilizzare «semplici biglietti di auguri dell'Amministrazione».

Il danno era stato imputato al sindaco per il 70%. Per l'accusa non si può parlare di «spese di rappresentanza» riferendosi al rinfresco con i dipendenti, dato che la festicciola non ha alcuna finalità di promozione dell'amministrazione verso l'esterno.

Nella memoria difensiva il sindaco ha spiegato che i biglietti dell' Unicef sono stati inviati alle istituzioni e dunque a «soggetti esterni con i quali intrattenere doverose relazioni istituzionali» (due ordini per 735,66 euro e per 170,60 euro) e che il rinfresco non era stato organizzato per i dipendenti, ma per festeggiare i neomaggiorenni (94,72 euro per l'acquisto di panettoni, prosecco, spumante, acque e bibite, nonché piatti e tovaglioli) e per la consegna di riconoscimenti al personale andato in pensione (390 euro).

L'impianto accusatorio ha retto a metà. Per la Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti, «l'acquisto dei biglietti di auguri natalizi non costituisce una liberalità per il solo fatto, irrilevante di per sé, che sia stato fatto presso l'Unicef (che devolve a beneficenza il relativo fatturato) invece che presso una cartoleria o tipografia (anche l'alternativa dell'utilizzo di "semplici biglietti di auguri dell'Amministrazione", indicata in citazione, avrebbe comportato un costo di acquisto)».
 

Accertato che questi biglietti sono stati spediti per gli auguri nell'ambito delle «usuali relazioni esterne in occasione di festività», non c'è dubbio che si possa trattare di spese di rappresentanza: l'accusa è infondata e la spesa di 906,46 euro è stata valutata del tutto lecita. Il collegio rileva invece che il banchetto con i dipendenti non rientra in un'occasione di rappresentanza, «mancando il carattere esterno della relazione che si vuole curare».

Inoltre dall'importo complessivamente contestato di 459,01 euro si devono sottrarre i 94,92 utilizzati per la festa per i neomaggiorenni, «evento di incontro con soggetti esterni all'amministrazione, non tra dipendenti o consiglieri comunali», circostanza che però non rientra tra i fatti contestati, non è presente nella citazione (è stata infatti specificata dal sindaco nella memoria) e che il collegio non può accertare autonomamente.

Il sindaco dovrà dunque mettere mano al portafoglio e versare il 70% dei 390 euro contestati; 321,20 euro come risarcimento al Comune, anzi qualcosa di più perché, come è precisato nella sentenza, l'importo è maggiorato della rivalutazione monetaria (da calcolarsi sulla base degli indici Istat) e degli interessi.

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