Giustizia / Appello

Tentato omicidio in pieno centro storico a Trento, sei anni per la coltellata al fianco

Era il pomeriggio del 16 dicembre 2020 e l'episodio di sangue avvenne tra via Santa Margherita e via Prepositura, a due passi dal Villaggio di Babbo Natale in piazza Santa Maria Maggiore, tra gli occhi sconcertati dei passanti

TRENTO. Accadde due anni fa, pochi giorni prima di Natale: in pieno centro storico un 47enne tunisino accoltellò un connazionale che aveva conosciuto frequentando i dormitori della città. Era il pomeriggio del 16 dicembre 2020 e l'episodio di sangue avvenne tra via Santa Margherita e via Prepositura, a due passi dal Villaggio di Babbo Natale in piazza Santa Maria Maggiore, tra gli occhi sconcertati dei passanti. Da una parte la festa dei bambini, dall'altra le urla della vittima e dei testimoni, e poi i lampeggianti dei mezzi sanitari e dei carabinieri.

L'aggressore, Salem Kortli, conosciuto come Tarek, venne condannato in abbreviato a 10 anni di reclusione per tentato omicidio. Su di lui pesava la recidiva: un omicidio commesso a Bologna nel 2001, con sentenza irrevocabile del 2011.

La recidiva è stata tenuta comunque in considerazione dalla Corte d'Appello, che ha concesso le attenuanti generiche riformando parzialmente il primo grado: la condanna per l'imputato, difeso dall'avvocato Francesco Moser, è scesa a 6 anni. Salem Kortli nel frattempo ha risarcito la vittima con ciò che è riuscito a raccogliere con l'aiuto dei parenti e con le piccole somme guadagnate con il lavoro in carcere, per complessivi 2mila euro.

Inoltre, nell'immediatezza dei fatti, aveva manifestato al proprio avvocato la volontà di costituirsi, ma i carabinieri erano stati più veloci presentandosi a casa dell'amico presso cui si era rifugiato, a Melta, e sottoponendolo a fermo.

L'aggressore era stato riconosciuto grazie alle testimonianze delle persone che avevano assistito al violento episodio, fra queste anche uno straniero che conosceva sia la vittima che Kortli, e anche attraverso le telecamere di videosorveglianza della zona.

La lite sarebbe scoppiata per una donna, o meglio per le chiacchiere che erano giunte all'orecchio dell'aggressore, in merito alla presunta sua frequentazione della moglie di un connazionale: una diceria che lo aveva profondamente offeso e che sarebbe stata divulgata dal tunisino che Kortli incrociò in via Santa Margherita in quel pomeriggio del 16 dicembre 2020, e affrontò a viso aperto. 

L'aggressore e la vittima erano stati visti dai testimoni salutarsi e subito dopo discutere fino ad arrivare alle mani. Erano volati pugni e, all'improvviso, lo straniero - "il più alto dei due" come avevano riferito i testimoni - aveva estratto un coltello e colpito al fianco la vittima.

L'arma era stata recuperata dai carabinieri in un tombino, dove l'aggressore l'aveva gettata prima di darsi alla fuga: si trattava di un coltello da cucina, che Kortli ha sempre sostenuto di aver acquistato quel giorno per cucinare. L'aggredito, che era stato colpito con un fendente al fianco sinistro, si salvò grazie al pronto intervento dell'ambulanza e alla successiva operazione a cui venne sottoposto al Santa Chiara.

La lama gli provocò la lacerazione del polmone e del cuore. Per il gip, che condannò Selem Kortli a dieci anni, l'episodio avvenuto in centro a Trento era la manifestazione di una volontà omicida dell'imputato già sperimentata in passato, con un omicidio commesso il 3 febbraio 2001 a Bologna, dunque la prova della personalità pericolosa e bellicosa dell'uomo.

Nel ricorso l'avvocato Francesco Moser, difensore dell'imputato, ha chiesto che l'accusa fosse riformulata in lesioni personali o in lesioni aggravate, e che nella riduzione della pena si tenesse in considerazione il contesto di vita individuale e sociale in cui sono maturati i fatti, trattandosi di persone - l'aggressore e l'aggredito - irregolari e che si muovono nel mondo del piccolo spaccio. La Corte d'Appello ha confermato l'accusa di tentato omicidio, ma ha scontato di quattro anni la pena finale.

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