Trento / Il riconoscimento

Dino Pedrotti riceve l'Aquila di San Venceslao: «Il primario non ero io, il capo era il bambino»

Ieri pomeriggio, 8 novembre, in Comune la consegna del premio con l'antico sigillo della città al noto e stimato medico che a 90 anni ha ancora l’entusiasmo dei bambini e non è stanco di battersi per i loro diritti

di Patrizia Todesco

TRENTO. La consegna dell’Aquila di San Venceslao al neonatologo Dino Pedrotti, ieri in Comune a Trento, è stata l’occasione per un corale “grazie” di chi in questi anni è stato al fianco del medico trentino nelle tante battaglie e nei tanti progetti che ha portato avanti.

Un grazie da parte delle mamme e dei tanti bambini di mezzo chilo che ha fatto venire al mondo e crescere. Un grazie di tutta la città a quest’uomo che a 90 anni ha ancora l’entusiasmo di un bambino e non è stanco di battersi per i loro diritti.

Ed eccole in prima fila, accanto i familiari, le amate infermiere che per anni hanno composto la sua “squadra”, ma anche gli amici dell’associazione Amici della neonatologia trentina, le sue miss 500 grammi che sono diventate a loro volta mamme.

I 90 anni di Dino Pedrotti: ha fatto nascere generazioni di bambini trentini

La consegna dell'Aquila di San Venceslao al neonatologo Dino Pedrotti è stata l'occasione per un corale "grazie" di chi in questi anni è stato al fianco del medico trentino nelle tante battaglie e nei tanti progetti che ha portato avanti. Un grazie da parte delle mamme e dei tanti bambini di mezzo chilo che ha fatto venire al mondo e crescere. Un grazie di tutta la città a quest'uomo che a 90 anni ha ancora l'entusiasmo di un bambino e non è stanco di battersi per i loro diritti.

Reduce da un viaggio in Turchia, dove ha provato l’ebrezza di salire su una mongolfiera, e da una gita con la figlia a 2.800 metri di quota, Dino Pedrotti sembra proprio non aver voglia di fermarsi.

«A chi dedico questo premio? Alla mia famiglia che mi ha sempre sostenuto e coccolato, alle infermiere che sono state davvero alleate eccezionali e poi a tutti i bambini perché è solo guardando il mondo con i loro occhi e prendendo decisioni basandoci sui loro bisogni che possiamo fare bene».

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