Trento / Il caso

Il Tar: ecco perché è legittimo il "no" del Comune al vin brulè, negato anche il risarcimento

È arrivata la sentenza che ha respinto le richieste avanzate dalla società "Il Mercatino" che gestisce i due punti di vendita di caldarroste in via Calepina e in via Oss Mazzurana

IL NO Caldarroste senza brulè

TRENTO. L'ordinanza era legittima e quindi non c'è nessun danno da risarcire. Così ha deciso il Tar di Trento che ha respinto le richieste avanzate dalla società "Il Mercatino" che gestisce - nel periodo autunnale/natalizio - i due punti di vendita di caldarroste in centro a Trento, quello di via Calepina e quello di via Oss Mazzurana. Caldarroste che, fino a due anni fa, facevano pacificamente coppia fissa con il vin brulè.

E al centro del ricorso - e della richiesta danni da 40mila euro - c'era proprio l'ordinanza del Comune di Trento del 3 dicembre dello scorso anno che prevedeva il divieto di vendita di cibi o bevande (leggi brulè) diversi dalle castagne arrosto in quelli che tecnicamente sono definiti "posteggi isolati occasionali".

Lo scorso anno l'efficacia dell'ordinanza era stata sospesa dopo un ricorso al Tar e quindi il brulè era stato liberamente venduto anche nei "posteggi" dai primi giorni di dicembre. Ma ora la questione è tornata all'attenzione del giudice amministrativo che - sintetizzando al massimo - dà ragione al Comune. Una decisione che viene commentata a stretto giro dal vicesindaco (che ha anche la delega alle attività economiche) Roberto Stanchina. «Per questa vicenda - dice - sono stato accusato di poca trasparenza e questo mi è dispiaciuto molto perché io ho solo messo ordine nei regolamenti e li ho fatti applicare in maniera equa fra i diversi attori che utilizzano il suolo pubblico».

Ma torniamo alla sentenza dei giudici partendo dal finale ossia dalla decisione di dichiarare «le domande di annullamento proposte con il ricorso principale e con il ricorso per motivi aggiunti in parte improcedibili e in parte inammissibili. Respinge la domanda risarcitoria proposta con il ricorso per motivi aggiunti»

.Il nodo principale è l'ordinanza di quasi un anno fa. Secondo i ricorrenti - che si sono fatti rappresentate dagli avvocati Degaudenz e Costantini - «il divieto opposto dal Comune alla somministrazione di vin brulè in concomitanza con il Mercatino di Natale è viziato sia per violazione delle disposizioni provinciali in materia di commercio, sia per illogicità e contraddittorietà, perché si pone in incomprensibile discontinuità con la precedente condotta del Comune, pur a fronte di un invariato quadro normativo».

La risposta di palazzo Geremia è nel senso che «non è stato introdotto un nuovo divieto prima inesistente, semplicemente non è stata accordata l'estensione alla vendita di vin brulè, in deroga al regolamento comunale, concessa in passato per decisione della precedente Giunta. Non vi è alcun dovere da parte dell'amministrazione di concedere estensioni alle previsioni contenute nelle schede allegate al Regolamento del commercio su area pubblica, al fine di consentire la somministrazione temporanea di alcolici in occasione dell'evento "Trento città del Natale", così trasformando di fatto dei posteggi per il commercio su suolo pubblico in chioschi per la vendita e la somministrazione di alimenti e bevande».

Per il Tar «l'evidente discontinuità nell'operato dell'Amministrazione risulta tutt'altro che "incomprensibile" e comunque nessun legittimo affidamento poteva riporre la ricorrente nell'estensione delle tipologie di vendita e di somministrazione, rispetto a quanto previsto nelle due concessioni, anche per il periodo dal 15 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022». In attesa della decisione, la giunta aveva già messo le mani in avanti: questo Natale nelle casette ci saranno sono castagne. Ma. D.

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