Salute / I dati

Bonus per lo psicologo, 2.550 i trentini che l’hanno richiesto. In Alto Adige solo 800

Soddisfatta la presidente dell'Ordine Roberta Bommassar: «Dati incoraggianti, contro vecchi tabù»

TRENTO. Sono poco meno di 2.550 i trentini che hanno fatto richiesta per poter usufruire del bonus psicologo. Il 24 ottobre ottobre prossimo, lunedì, scadrà il termine per presentare le domande e il dato mostra già una chiave di lettura interessante: in provincia l'interesse per la misura proposta dal governo (uscente) è quantificabile in più del triplo di quello mostrato dagli altoatesini. In provincia di Bolzano le richieste presentate fino a questo momento sono state infatti poco meno di 800.

Il Covid, la guerra? Le difficoltà che hanno reso complicata la quotidianità e mandato in crisi per molti anche la capacità di rapportarsi agli altri o comunque cambiato gli equilibri, anche personali, sono da chiamare in causa solo in parte, spiega la presidente dell'ordine degli psicologi del Trentino Roberta Bommassar: «Solo in parte le richieste di bonus riguardano soggetti che solo in questi anni desiderano rivolgersi agli specialisti. In molti casi a fare richiesta sono state persone che già seguono un percorso e che nell'iniziativa hanno potuto trovare uno strumento per rendere maggiormente sostenibile economicamente questo cammino terapeutico».

Un dato da non leggere in maniera negativa, anzi: «La bontà della misura adottata non sta soltanto nel dare la possibilità a chi non lo aveva ancora fatto di rivolgersi a uno specialista. Come categoria, insomma, non siamo soddisfatti per poter avere nuovi pazienti, come qualcuno malignamente potrebbe pensare. La vera svolta insita nel bonus è quella di aver dato finalmente dignità terapeutica alla cura da parte degli psicologi, sancita da tempo sulla carta ma, in pratica, non ancora da tutti compresa».

Anche in Trentino, come nel resto d'Italia, a fare domanda sono stati tanti under 35 ed anche questo - conferma Bommassar - è «non solo un segnale incoraggiante, ma la conferma di come per le nuove generazioni quello che per le precedenti era un tabù o un ambito non essenziale - la cura psicologica - sia invece visto come un ambito terapeutico e della cura di sé al pari di altri: «Per il 75% degli under 30 rivolgersi a uno psicologo nei momenti difficoltà è ritenuto normale e auspicabile, dati impensabili pensando a qualche decennio fa».

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