Politica / Intervista

Ianeselli si sbilancia: «Non sono del PD, ma votate Ferrari e Patton. E non quelli con la maglietta di Putin»

Il sindaco ci spiega le sue intenzioni di voto: «C’è chi la settima prima delle elezioni regala 180 euro di bollette a famiglia, e chi mette gli autovelox. Ma io non riuncio a trattare i trentini da adulti»

di Luisa Maria Patruno

TRENTO. Il sindaco di Trento, Franco Ianeselli, assieme ai colleghi di Rovereto e Pergine, è stato tra i primi a sostenere la proposta di una coalizione territoriale larga, che unisse Pd e terzo polo, che poi si è concretizzata nell'Alleanza democratica per l'Autonomia per il Senato. Ora Ianeselli è tra i principali sostenitori della candidatura di Pietro Patton, già dirigente generale del Comune di Trento, nel collegio senatoriale. Ma ieri il sindaco ha anche dato indicazione di voto per Sara Ferrari e in particolare per il simbolo del Pd sul proporzionale per la Camera. E questo non era scontato.

Sindaco Ianeselli, perché ha deciso di esprimere la sua preferenza di voto, tra le forze del centrosinistra, proprio per il Pd alla Camera?

Io non ho mai avuto dubbi fin dall'inizio che in queste elezioni avrei votato per il Partito democratico alla Camera, anche se per il Senato ho lavorato perché si presentasse l'alleanza più ampia possibile. E questo perché mi pare che la posta in gioco sia tra due idee completamente diverse. Da una parte c'è chi ha ammiccato a Putin fino a qualche tempo fa, e ogni tanto lo fa ancora (Salvini, Ndr.), e poi Meloni che continua a fare i complimenti ad Orban. Per me quella è una democrazia autoritaria e non una democrazia liberale. C'è chi dice che in Italia non potrebbe mai accadere quello che è avvenuto in Ungheria, perché noi abbiamo una società civile che lo impedirebbe. Ma io penso che non sia una buona ragione per fare la prova, per vedere se sarebbe davvero così.

Quindi lei è d'accordo con il segretario del Pd, Enrico Letta, che invoca il voto utile e sostiene che la scelta è "tra noi e loro"?

Certo, sono un convinto sostenitore del voto utile per contribuire a fare eleggere chi ha una concreta possibilità, come Sara Ferrari. Quindi io non sono iscritto al Pd ma voto per quella che penso che sia la mia parte politica.Fratelli d'Italia sostiene che Orban è stato eletto democraticamente quindi il problema che solleva l'Europa non esiste.

È questo il punto delle democrazie autoritarie, dove si sostiene che perché sei stato eletto non fa problema se controlli la magistratura, se sei intervenuto sui media, limitando la libertà di informazione, e altro ancora. Io temo quegli esponenti di destra che, prima con Trump, poi con Putin e Orban hanno una inclinazione naturale a rivolgersi ai nemici della democrazia liberale.

In questa campagna elettorale però molti italiani più che essere preoccupati del pericolo democratico lo sono degli aumenti dei prezzi e del rischio di veder peggiorare la propria qualità di vita, non pensa?

La grande questione è come tenere insieme lo stato di diritto, l'economia di mercato e il contrasto alle disuguaglianze sociali, ovvero quel liberalismo inclusivo di cui parla Michele Salvati. Io non ho la ricetta ma va ricercato un nuovo patto. Tanti cittadini sentono che dai cambiamenti in corso rischiano di rimetterci e questo produce le spinte che abbiamo visto in questi anni. Ma, ripeto, in queste elezioni c'è una grande scelta politica da fare: stai con chi metteva la maglietta di Putin o con chi nelle difficoltà del presente difende la democrazia liberale.

Magari per molti sono più convincenti 180 euro a tutti per pagare le bollette, che tanti discorsi sulla democrazia, no?

Si, c'è chi dà i 180 euro e chi mette l'autovelox nella settimana prima del voto, come mi è stato fatto notare. Ma io non rinuncio a trattare i cittadini da adulti. Rinviare una scelta di dieci giorni perché prima ci sono le elezioni non ha senso, i cittadini non sono pecore, riesci a illuderli per un po', ma poi i nodi vengono al pettine. Per me quella sulla democrazia è una battaglia che va fatta. Ora.

Siamo alle ultime battute della campagna elettorale. Pensa che in questo poco tempo il messaggio della nuova Alleanza democratica per l'autonomia sia stato compreso?

Resto convintissimo dell'importanza dell'Alleanza sul Senato. E su Trento sento tanti cittadini che non hanno nemmeno votato me, che mi dicono che su Pietro Patton ci sono. Lui è una figura che sta nei valori che dicevo, ma è un nome veramente del Trentino e spero possa essere quel senatore a Roma che si potrebbe definire "di tutti" per l'autonomia. E mi auguro che molti riflettano su questo. Per la sua competenza e la sua attitudine a uscire dal confine della coalizione. La campagna è breve ma lui riesce a parlare a tanti e ad allargare il consenso. Sento persone che hanno votato Lega e che invece su di lui ci sono.

Cosa accadrà dopo il voto in Trentino?

Comunque vada, la coalizione a Trento si riunirà anche dopo le elezioni. E si rilancia. Ci sarà chi vince e chi perde a livello nazionale, ma i dissapori tra Lega e FdI mi sembrano ormai conclamati e si faranno sentire anche a livello locale.

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