Ambiente / Scelte

Nuovo inceneritore trentino? Ventura (Fiemme Servizi) e le nove domande ancora senza risposta

Chi lo fa? Di che tipo? Dove? Quanto costa? Di quali dimensioni? Tratterà anche rifiuti speciali? Anche perché, per il momento, non c’è altro che una vaga formulazione, mentre il Piano Rifiuti del 2014 non è ancora stato attuato (mai fatti gli impianti previsti)

di Domenico Sartori

TRENTO. Sarebbe cosa e buona e giusta evitare un approccio da tifosi, sì o no, bianco o nero, quando si parla di impianto tecnologico per chiudere il ciclo dei rifiuti in Trentino, dice Andrea Ventura. E per avviare una discussione che sia proficua e accompagni la scelta che la giunta provinciale farà in autunno, dopo avere approvato il quinto aggiornamento (la prossima settimana) al piano rifiuti, pone alcune domande relative a tecnologia, localizzazioni, dimensionamento, costi, modello di gestione.

Ventura osserva la questione, di nuovo di emergenza con l'esaurimento della discarica di Ischia Podetti e le difficoltà, anche a costi più alti, nell'esportare quota del residuo secco fuori provincia, da tecnico operatore del settore: è direttore di Fiemme Servizi, che ha in gestione la raccolta del rifiuti solidi urbani in val di Fiemme, ed è amministratore delegato di BioEnergia Trentino, l'azienda che a Cadino gestisce l'impianto per il trattamento della frazione organica prodotta in provincia.

Le domande sull’inceneritore o termovalorizzatore.

«A proposito di chiusura del ciclo dei rifiuti trentini» osserva Andrea Ventura  «continuo a pensare che per poter discutere di chiusura finale, serva una proposta articolata e precisa contenuta nel principale strumento pianificatorio e cioè il quinto aggiornamento del piano rifiuti provinciale. Per consentire una valutazione seria ed evitare di trattare questo tema dentro una discussione ideologica tra opposte tifoserie» aggiunge Ventura «credo che serva chiarezza sui seguenti elementi:

  1. La scelta tecnologica (come) 
  2. La localizzazione dell’impianto (dove)
  3. Le dimensioni dell’impianto tenuto conto degli alti livelli di raccolta differenziata (quanto)
  4. Il tipo di rifiuti trattati. Solo urbani o anche speciali e pericolosi? (Cosa)
  5. Il costo di investimento e chi paga
  6. Va chiarito chi lo realizza e chi lo gestisce e per quanti anni ( pubblico o privato?)
  7. Vanno chiarite le compensazioni ambientali come ad esempio il ruolo del teleriscaldamento o altro
  8. Va determinato l’impatto sulla tariffa rifiuti a carico dei cittadini e la durata di questo impatto
  9. Credo infine che l’opzione termovalorizzatore vada confrontata con eventuali modalità alternative di trattamento se disponibili e mature».

Ventura è convinto: «In assenza di questi elementi rischiamo di non essere seri nell’affrontare la questione». Inoltre, aggiunge, «sarebbe utile ragionare di questa questione dentro un quadro regionale cooperando con Bolzano e migliorando quanto già è stato fatto negli anni passati».

Ventura, qual è la situazione in Fiemme, quanto a modalità e risultati nella gestione dei rifiuti?

«La raccolta differenziata è all'84%, per un bacino di circa 30 mila abitanti equivalenti, turisti compresi. Raccogliamo in media 11 mila tonnellate di rifiuti urbani, tra secco non riciclabile e recuperabili. Il secco non riciclabile vale 1.500 tonnellate, di cui circa 500 tonnellate sono tessili e sanitari. Fondamentale è puntare sempre più sulla qualità del rifiuto».

In concreto, come?

«Dal 2005, avevamo avviato il porta-a- porta per secco e umido, e la raccolta differenziata arrivò all'86%. Dieci anni dopo, abbiamo ritenuto opportuno fare un ulteriore salto: via le campane stradali per i multimateriali pesanti (vetro, plastiche e lattine) e la carta, e porta-a-porta spinto, con cinque contenitori per ogni famiglia: bidoncini per vetro, plastica, secco non riciclabile, umido e imballaggi leggeri, con il trasponder che identifica chi li produce».

Qual è il risultato?

«Con le campane il livello di impurità era molto alto: il 60% materiale effettivo, il 40% roba estranea, secco, carta, altro... Con il porta-a-porta spinto c'è maggiore qualità, soprattutto per la plastica, la più complicata da gestire. Il livello di impurità è oggi al 10%, un livello fisiologico. Il quinto aggiornamento del piano provinciale dei rifiuti in corso di approvazione punta molto sulla qualità della raccolta differenziata. È la prima volta che lo si fa, ed è positivo. Così come è positivo che l'aggiornamento punti con più determinazione sulla riduzione dell'usa e getta, per ridurre gli imballaggi, al netto di ricorsi al Tar delle imprese per i limiti all'uso dei contenitori in plastica».

C'è un problema di qualità anche per l'umido?

«Sì, siamo sempre dentro un quadro di buona qualità. Ma va segnalato, lo abbiamo già rilevato, che negli ultimi 3-4 anni, c'è stato un peggioramento qualitativo, con la presenza di frazioni estranee in percentuale più alta nella raccolta di organico».

Quali sono i numeri dell'impianto di Cadino?

«Lavoriamo 42 mila tonnellate/anno di umido, più il verde e le ramaglie; 3.500 tonnellate sono le impurità, quindi rifiuto speciale che dobbiamo smaltire altrove».Dove?«All'inceneritore di Brescia e in altri siti. In Trentino ci sono territori più o meno virtuosi nella gestione dei rifiuti, ma a fare la differenza è il modello di raccolta: chiaro che con il cassonetto stradale l'umido è più impuro! Con i bidoncini personalizzati, individuali e controllati, il sistema è più performante. Porta-a-porta e tariffa puntuale fanno la differenza».

E l'impatto sulle tariffe?

«La Provincia ha aumentato da 160 a 220 euro a tonnellata i costi di smaltimento. Se cresce la differenziata e si riducono le impurità, si riesce a contenere meglio le oscillazione dei prezzi, che sono in aumento: energia, contratti di lavoro, smaltimento...».

Chiusura del ciclo: anche Fugatti, ora, è per l'impianto tecnologico che permetta di arrivarci…

«Non faccio alcuna valutazione politica, le mie sono valutazione da tecnico. E dico: nessuna tifoseria in merito».

Il quinto aggiornamento propone la chiusura del ciclo?

«Sì e no. C'è un riferimento generico, non si pianifica la realizzazione di un impianto tecnologico...».

L'allegato 4 al piano lo prevede…

«Sono degli scenari, indicati da Fbk e Università, non dice che si realizzerà un impianto...».Scettico?«Ricordo solo che il quarto aggiornamento, nel 2014, prevedeva l'impianto per la produzione di Css (Combustibile solido secondario, ndr) e un impianto per il trattamento dei tessili-sanitari, che rappresentano il 30% del secco: circa 20 mila delle 60 mila tonnellate. Non è stato fatto né l'uno, né l'altro».

Adesso, però, si riparla di impianto tecnologico per chiudere il ciclo, e la preferenza pare essere per un gassificatore.

«Se diranno che serve un termovalorizzatore o un gassificatore, comunque un trattamento a caldo, dovranno però dire come, dove, quantità, costi e chi lo gestirà. Ripeto: non serve il tifo pro o contro. Dico: c'è un problema, troviamo la soluzione».

L'Apop, l'Agenzia per le opere pubbliche, osserva che nel quinto aggiornamento non sono conteggiate 20 tonnellate risultato della differenziata scadente.

«Sono 20 mila tonnellate di impurità. Che sono un rifiuto industriale speciale. Vanno nel futuro impianto o altrove? Un altro elemento da chiarire».

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