Carriere / Persone

Francesca Reich, una trentina amministratrice delegata della Zecca di Stato

Dal liceo Galilei all’istituto, passando per gli Stati Uniti, la top manager si racconta all'Adige: «Il segreto è avere curiosità e mettersi in gioco. Il Trentino? Legami con la mia terra fortissimi»

di Ilaria Puccini

ROMA. Francesca Reich, una vita per l'innovazione tra Trentino e Stati Uniti. Dal diploma al liceo Galilei alla guida dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. «Il successo? Curiosità e voglia di mettersi in gioco». «Non credo alle aziende fatte da una sola persona. Penso che un buon capo sappia capire i talenti delle persone con cui collabora, e le metta in condizioni di crearsi un proprio percorso».

Parola di Francesca Reich, manager trentina da gennaio amministratrice delegata del Poligrafico e Zecca dello Stato. Una realtà d'eccellenza in cui da tempo non solo nascono i documenti di identità, le banconote, e la Gazzetta Ufficiale dello Stato italiano e in cui oggi si discute anche di temi cruciali per il futuro del Paese, tra cui identità digitale, crittografia, intelligenza artificiale, tracciabilità e protezione dei dati.

Un incarico raggiunto tramite l'impegno e la costruzione di competenze passo dopo passo, in un mondo, quello di dati e numeri, percepito spesso come grigio e difficile, soprattutto per una donna. Ma anche quest'ambito, sostiene Reich, è in cambiamento, con sempre più spazio per la creatività.

Voglia di creare che, dopo il diploma al liceo scientifico «Galilei» di Trento, influenzò anche la scelta del percorso di studi alla facoltà di ingegneria civile. «Era una materia - racconta la manager - che ben coniugava il mio interesse per la matematica con l'innovazione».

Poi il passaggio a ingegneria gestionale al Politecnico di Milano, con la possibilità di completare la propria formazione in una società di consulenza statunitense, il Boston Consulting Group. «Gli Stati Uniti di fine anni '90 erano un contesto molto dinamico - ricorda Reich - un'opportunità per studiare da vicino il funzionamento di grandi realtà caso per caso, e cercare soluzioni per aiutarle a restare competitive, sulla cresta dell'onda. Quest'esperienza mi ha consentito di creare un bagaglio di competenze che ho sfruttato lungo tutto il mio percorso».

A destare l'interesse dell'azienda di Boston fu anche la terra d'origine della giovane laureata: «Mi ritengo una persona diretta, capace di arrivare abbastanza velocemente al punto, pur con il dovuto rispetto - spiega la manager - un modo di pensare che i colleghi americani curiosamente estendevano a tutto il Trentino, ma non al resto d'Italia!». Dopo un master in Business and Administration in Finance alla Columbia University e un'esperienza decennale in marketing e sviluppo per Telecom Italia, l'amministratrice tutt'oggi mantiene saldi legami con i luoghi di formazione.

Forte la relazione anche con Trento, dove il Poligrafico ha una duplice collaborazione con la fondazione Bruno Kessler in progetti su sicurezza e identità digitale.«Torno sempre volentieri in città, e non solo per lavoro - racconta - spesso vengo anche a trovare mio padre e la mia famiglia, e a rivedere care amiche». Prima della pandemia, frequenti erano anche i viaggi oltreoceano, specialmente negli Stati Uniti che restano fonte di numerosi spunti creativi, necessari anche per il rinnovamento dello stesso Istituto.

«Per me quest'incarico è stata una grandissima soddisfazione, soprattutto per il processo di selezione che mi ha portato qui, basato sulle competenze - spiega Reich - ma anche per la voglia di innovazione che ogni giorno traspare da quest'ente. Io stessa, dopo essere approdata in questa realtà, mi sono stupita della ricchezza delle attività che incorpora».

Dalla Carta d'Identità Elettronica, considerata una delle più sicure al mondo grazie alla produzione e alla distribuzione centralizzate, alle fascette anticontraffazione per i vini e le eccellenze agro-alimentari "made in Italy" che in futuro, con l'aiuto del digitale, incorporeranno sempre più informazioni. C'è anche un grandissimo interesse per gli Nft, i "contratti intelligenti" che permettono di tracciare ogni passaggio di proprietà dei beni sia fisici che digitali.

«Potrebbe essere un modo per rendere la tradizione della numismatica accessibile a un pubblico più giovane; e allo stesso tempo, per com'è strutturata questa tecnologia, per consentire allo Stato di percepire un ricavo ad ogni transazione e non solo all'inizio». I temi sul tavolo sono dunque numerosi ed essere al passo è una questione strategica. Tecnologie, talenti e processi produttivi imprescindibili per il Paese sono sempre a rischio di essere "cannibalizzati" da altri enti.

Difendere tutto ciò è un compito che, sottolinea la manager, non ricade certo sulle spalle di un solo individuo: «Se avessimo una brillante personalità ma nessuno ad affiancarla, già dalla seconda generazione avremmo un problema. È dunque fondamentale permettere a tutti di sviluppare il proprio talento». Per le donne in carriera, spesso le difficoltà da fronteggiare sono doppie.

«Una delle mie più grandi sfide - ricorda la manager - è stata quella di trovare uno stile di leadership efficace ma che si adatti a una donna, perché tanti modi di fare che sono concessi agli uomini, ad esempio alzare la voce o essere bruschi, diventano controproducenti se applicati a una figura femminile, che viene subito tacciata di instabilità. È una consapevolezza che ho dovuto acquisire per arrivare dove mi trovo ora».

Questo, tuttavia, sottolinea Reich, non deve scoraggiare per alcun motivo le donne che si volessero cimentare nel campo della tecnologia e dell'innovazione. «Sono ancora troppe le ragazze che si arrendono in partenza, che si fanno abbattere dai numeri o da una preponderanza di esempi maschili. Io vorrei invece invitarle a partecipare in questo mondo, che grazie alle nuove frontiere come l'intelligenza artificiale, riserverà sempre più spazio alla creatività». Proprio quella dote che anche la giovane ingegnere, agli albori della carriera, sentiva di voler coltivare.

Quale consiglio dare infine a chi si affaccia al mondo del lavoro, in uno scenario più complesso che mai? «Non sempre i percorsi di affiancamento tra studio e professione sono efficaci - riflette Reich - sono sicura, però, che fare qualcosa seguendo la propria passione sia il primo passo per avere successo. Per capire che cosa piace, non bisogna avere paura di cambiare direzione se all'inizio le idee non sono chiare o non si è convinti della strada intrapresa. Per questo io incoraggio chiunque a uscire dalla propria "comfort zone" per assicurarsi di imparare il più possibile, soprattutto da giovani, quando si ha meno da perdere».

Insomma, uscire, chiedere, confrontarsi, sbagliare. Per crescere come talenti, ma per maturare anche come persone.

 

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