Giustizia / Violenza

Testate alla ex convivente, artigiano condannato a sei anni e sei mesi per lesioni e violenza sessuale

La donna, che dopo la denuncia si era subito allontanata di casa e per un periodo era andata a stare dal figlio, aveva ricevuto successivamente una serie di messaggi con offese e minacce. L'uomo dovrà darle anche 80mila euro

di Marica Viganò

TRENTO. Prevaricatore quando era in famiglia, stimato artigiano sul lavoro, violento se alzava il gomito: questo il ritratto dell'uomo che ieri è stato condannato a 6 anni e 6 mesi in abbreviato (dunque con uno sconto della pena) per violenza sessuale aggravata, lesioni personali gravi, maltrattamenti in famiglia. Vittima la ex convivente, donna mite e laboriosa, a favore della quale il giudice Enrico Borrelli ha stabilito una risarcimento di 80mila euro.

La signora, difesa dall'avvocata Elena Biaggioni, giovedì 12 maggio mattina, era in aula, come sempre: non si è persa mai un'udienza, con il desiderio di capire l'evoluzione del processo. Anche l'imputato, un cinquantenne di origine straniera attualmente detenuto in carcere per un altro reato, era presente in tribunale e, a spontanee dichiarazioni, si è scusato davanti al giudice per l'accaduto.

Nell'ottobre di due anni fa la donna, dolorante, si era presentata al pronto soccorso del Santa Chiara per farsi medicare: 30 giorni di prognosi era stato scritto nel primo referto, a cui si aggiunsero altri 30 giorni per la guarigione. La donna aveva le costole rotte: era stato il convivente, come ha spiegato ai sanitari prima e agli inquirenti poi. L'uomo con cui lei viveva da tempo l'aveva massacrata di botte.

Complice l'alcol (che non è un'attenuante), l'artigiano aveva iniziato con l'insultare la donna, offendendo i figli nati da una precedente relazione, poi l'aveva colpita ripetutamente con pugni nella parte alta del corpo e addirittura con tre testate sul capo, ferendola al sopracciglio e rompendole gli occhiali. E ancora, all'improvviso dopo un momento di apparente tranquillità, l'aveva afferrata per il collo e colpita alla mandibola.

La violenza non era terminata, perché dopo qualche ora, nella notte, il cinquantenne aveva tentato un rapporto intimo contro la volontà della compagna, obbligandola a compiere atti sessuali. La donna, che dopo la denuncia si era subito allontanata di casa e per un periodo era andata a stare dal figlio, aveva ricevuto successivamente una serie di messaggi con offese e minacce.

Di fronte a queste accuse l'artigiano non ha potuto far altro che ammettere tutto. Difeso dall'avvocato Paolo Chiariello, l'uomo è stato condannato a sei anni e sei mesi, che sconterà in carcere. La vittima, oltre a denunciare l'episodio specifico che ha portato alla condanna, ha raccontato agli inquirenti altri episodi di maltrattamenti fisici, ma anche morali subìti nel tempo, ad esempio quanto l'uomo le impediva anche solo di vedere i figli, definendoli "sporchi".

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