Provincia / I conti

Consiglieri, aumenti di 700 euro al mese: ma così si sfora il tetto previsto dalla legge nazionale

Il nuovo ritocco al rialzo dovuto alla legge regionale che ha sbloccato la rivalutazione su base Istat. Facendosi scudo dell'autonomia regionale, si è deciso di non fermarsi entro il limite fissato a Roma e condiviso dalle Regioni nel 2012

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di Luisa Maria Patruno

TRENTO. Gli aumenti di indennità e rimborsi spese, che i consiglieri regionali si sono regalati con una legge approvata nel luglio scorso, che ha sbloccato la rivalutazione su base Istat degli stipendi, che era stata congelata dal 2012, hanno gonfiato gli stipendi dei consiglieri per oltre 700 euro al mese, considerato l'ulteriore "aggiustamento" per 200 euro che è scattato da gennaio.

Erano partiti, infatti, prima della riforma di luglio, da una indennità di 9.800 euro lordi al mese a cui si sommavano 700 euro di rimborso forfettario netto al mese per spese per l'esercizio del mandato e altri 750 euro di rimborso netto mensile per spese documentate.

Dall'entrata in vigore della legge regionale già era scattata una prima rivalutazione Istat, che poi a gennaio è stata integrata, portando l'indennità a 10.445 euro al mese e le altre due voci rispettivamente a 746 euro il rimborso forfettario e quasi 800 euro per spese documentali.

Peccato, che la legge nazionale del 2012 (governo Monti) sul taglio dei costi della politica, aveva posto un tetto complessivo a questi compensi (indennità più spese per l'esercizio del mandato) di 11.100 euro, che era stato condiviso in Conferenza Stato-Regioni.

È evidente che questo limite è stato sforato. Per questo gli uffici del consiglio provinciale hanno posto un problema al presidente del consiglio Walter Kaswalder, visto che oltre a quanto stabilito dalla legge regionale, è in vigente anche una delibera dell'ufficio di presidenza provinciale che prevede inoltre il rimborso delle spese chilometriche di viaggio dei consiglieri trentini, che vivono fuori dal comune di Trento, per partecipare alle sedute del consiglio provinciale o delle commissioni o altri impegni istituzionali.

E se già si sfora il tetto con indennità e spese di mandato figuriamoci con i rimborsi chilometrici.

Così l'altroieri il presidente Kaswalder ha detto ai capigruppo del consiglio provinciale che non verranno più rimborsate le spese chilometriche, perché questi rimborsi erano stati previsti da una delibera e non dalla legge.

Ma restano, invece, i circa 700 euro al mese in più dovuti alla rivalutazione Istat tra indennità e rimborsi spese (forfettari e su ricevuta), compresa la parte che sfora il tetto dei 11.100 euro perché lo prevede la legge regionale anche se in contrasto con quella nazionale.

Questa legge del luglio scorso, infatti, non è stata impugnata dallo Stato, a differenza di una legge analoga della Regione Sardegna, che rivalutava le indennità e sfora il tetto, dunque il presidente del consiglio regionale, Josef Noggler, ha spiegato che il problema non esiste, perché le prerogative dell'autonomia speciale consentono di pagare di più i consiglieri regionali/provinciali.

E in Alto Adige, così come in Trentino, nessuno pensa che sia il caso di rimettere mano alla legge per rientrare nel limite di spesa.

I consiglieri provinciali trentini, comunque, non dovrebbero disperarsi tanto, se a fronte dell'aumento certo ottenuto, magari dovranno rinunciare a qualche rimborso chilometrico, visto che possono sempre contare su quello del consiglio regionale (vedi tabella), che rimane, e a cui molti sono abituati ad attingere a piene mani.

Ma nonostante questo l'altroieri i consiglieri Luca Guglielmi (Fassa) e Pietro De Godenz (Upt), che vivono rispettivamente in val di Fassa e Fiemme, si sono lamentati accogliendo con amarezza il taglio perché «rende più difficile fare politica a chi vive nelle realtà periferiche».

Paolo Zanella (Upt) ha invece confermato che lui, come tutto il gruppo dei Verdi regionali, ogni mese restituisce gli aumenti decisi con la legge di luglio che non condivideva.

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