Politica / Quirinale

Luigi Olivieri: “Che emozione quando fu chiaro che Ciampi era il nuovo presidente della Repubblica”

L’allora deputato in forza ai Democratici di sinistra, si alzò dai banchi della Camera e si sentì in diretta nazionale. Olivieri teneva il conto dei voti dei grandi elettori. Era il 18 maggio 1999 e Carlo Azeglio Ciampi veniva eletto presidente della Repubblica alla prima votazione

di Paolo Micheletto

«Tombola!». La voce di Luigi Olivieri, deputato di Pinzolo in forza ai Democratici di sinistra, si alzò dai banchi della Camera e si sentì in diretta nazionale. Olivieri teneva il conto dei voti dei grandi elettori. Era il 18 maggio 1999 e Carlo Azeglio Ciampi veniva eletto presidente della Repubblica alla prima votazione. Alla fine Ciampi incassò 707 voti, ma gli ultimi scrutini si conclusero tra gli applausi, dopo che il parlamentare trentino aveva “certificato” che Ciampi era stato eletto. Olivieri ricorda quel momento: «Facevo parte della segreteria d’aula del Pds - Ds. Con alcuni colleghi tenevamo il conto dei voti. Quando fu chiaro che Ciampi era il nuovo presidente della Repubblica, provai una grande emozione».
Cosa ricorda delle trattative che portarono all’elezione di Ciampi?
Ne parlammo al gruppo. Walter Veltroni, allora segretario dei Democratici di sinistra, fece un’operazione molto intelligente, riuscì a fare quello che si dovrebbe fare anche oggi.
E cioè?
Eleggere un presidente della Repubblica alla prima votazione: il simbolo massimo dell’unità nazionale.
Che ricordi ha di Carlo Azeglio Ciampi?
Il presidente Ciampi ha posto al centro il concetto di Patria, intesa come terra comune piena di identità.
Ha qualche ricordo personale?
Era un uomo molto attento al rapporto tra il popolo e le istituzioni. Assieme alla moglie Franca partecipava con grande interesse al Concerto della coralità della montagna, che venne istituito in quegli anni e che si teneva alla Camera qualche giorno prima di Natale. Uno dei primi cori a partecipare fu il Coro Presanella, del mio paese, che venne ricevuto dal presidente Ciampi: una giornata che nessun partecipante potrà dimenticare. Di Ciampi ho anche un altro ricordo, legato al Trentino.
Quale?
Quando partecipò all’inaugurazione della galleria da Riva e Limone, che era stata ricostruita a tempo di record dopo una frana. Ciampi arrivò con il battello, dopo aver partecipato all’inaugurazione della funivia di Malcesine. Quando Napolitano venne eletto lei invece era già fuori dal Parlamento. Sì, ma ero tra il pubblico sia quando Napolitano fece il suo primo intervento da presidente della Repubblica sia quando fu durissimo contro i partiti, ricordando che la sua seconda elezione era un loro fallimento.
Che presidente è stato Sergio Mattarella?
Un presidente eccezionale. Nei momenti fondamentali del Paese ha sempre mantenuto la sicurezza necessaria: chi pensava che sarebbe stato possibile un governo basato sull’alleanza tra la Lega e i Cinque Stelle? E un governo con il Pd e i Cinque Stelle stessi? In pochi, inoltre, pensavano che sarebbe stato possibile ottenere la disponibilità di una persona come Mario Draghi a servire il Paese da presidente del Consiglio. Vi ricordo inoltre che io con Mattarella ho fatto anche campagna elettorale. Era il 2001. Sì, una campagna elettorale di grandi contenuti, insieme anche a Bressa e alla Svp. Anche in quell’occasione si dimostrò una persona precisa, un intellettuale di grande valore, sempre attento alle dichiarazioni.
Chi sarà il nuovo capo della Stato?
Io spero Mario Draghi: c’è bisogno della sua esperienza e delle sue capacità. Quelle forze politiche che gli chiedono che rimanga presidente del Consiglio in verità si stanno preparando a metterlo in disparte.
Perché?
Il Covid ha imposto una svolta concreta alla politica: ora devi rispondere alle esigenze della gente, non puoi più sfruttare a fini elettorali fenomeni come l’immigrazione clandestina. La Lega finora si è opposta all’obbligo vaccinale, ma non possiamo permettere che un dieci per cento della popolazione riempia gli ospedali e le terapie intensive. È destinata a crescere l’insofferenza delle forze populiste nei confronti di una persona intelligente, che parla con tutto il mondo senza bisogno di filtri.
Secondo lei Silvio Berlusconi se la gioca davvero?
Se io fossi ancora parlamentare Berlusconi non lo voterei. Non solo per il suo passato ma perché uno come lui rompe il Paese: è stato il leader del centrodestra, non può raccogliere i consensi dell’Italia intera. Ma certo, ha tutti i diritti di candidarsi e se riceverà i voti sarà il presidente della Repubblica: ma avrebbe un settennato molto difficile.
Crede che sia possibile, anzi auspicabile, l’elezione di una donna alla presidenza della Repubblica?
Credo che sia arrivato il tempo di una presidente donna. La ministra Cartabia, che ha gestito al meglio il suo incarico alla Giustizia, farebbe benissimo.

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