Giustizia / La storia

La truffa delle auto di lusso nell'autosalone "fantasma": pagavano le Audi, Bmw, Bugatti e Ferrari, ma non le hanno mai viste

Condannato un giovane trentino che aveva accettato di fare il prestanome per l’attività: aperta e chiusa in un mese in Lombardia, lasciandosi dietro decine di clienti inferociti

TRENTO. Si è chiuso con una condanna a 8 mesi di reclusione il procedimento penale a carico di un giovane residente a Trento che, a corto di soldi, accettò di aprire a suo nome un autosalone in Lombardia. Come era facile prevedere il fatto che il vero ideatore e finanziatore dell'operazione commerciale rimanesse nell'ombra non era di buon auspicio per il "prestanome" trentino, Salvatore Turco, all'epoca 26enne.

L'attività di vendita funzionò per circa un mese a luglio 2017, in apparenza macinando affari. In poche settimane Auto Turco vendette un vero tesoro in automobili di alta fascia: Audi, Mercedes, Bmw, persino Bugatti e Ferrari.

I clienti accorrevano, attratti dai prezzi concorrenziali e dalla pubblicità su un sito specializzato nella vendita di automobili. Auto Turco aveva acquistato le auto in Germania per un importo di 466 mila euro. Poi all'improvviso, letteralmente dal giorno alla notte, l'autosalone venne chiuso senza consegnare le auto di lusso per cui gli acquirenti avevano già versato sostanziosi acconti. Qualcuno aveva addirittura pagato l'intero importo dovuto per un'auto che in alcuni casi era stata venduta più volte ad acquirenti diversi.

Il conto corrente bancario della ditta individuale, aperto a Trento, fu prosciugato dal misterioso truffatore rimasto nell'ombra, da dove manteneva il pieno controllo della ditta e delle movimentazioni di denaro.

Rimasero solo clienti furibondi che tempestarono di telefonate Salvatore Turco il quale era stato raggirato a sua volta da chi gli aveva offerto il lavoro di "prestanome". Il giovane infatti non vide un euro dei compensi che gli erano stati promessi per farsi intestare l'attività commerciale. Interrogato davanti al giudice, Turco dichiarò - si legge nella sentenza di primo grado - che essendosi trovato nel 2017 in una situazione di grave difficoltà economica, con sfratto da casa, aveva accettato la proposta a lui fatta tramite conoscenze di Romagnano di aprire una concessionaria a Milano al posto di un soggetto (tale Dario) che non sarebbe potuto apparire quale titolare, per pregressi problemi in Germania, dietro compenso di 10.000 euro e la possibilità di lavorare per la concessionaria per un compenso di 3.000 euro al mese».

Turco si era dato un gran da fare ricevendo i clienti presso l'autosalone e facendo provare le auto ai clienti. Ma il compenso promesso non è mai arrivato.

Turco al giudice ha detto si essere stato a sua volta raggirato: «le persone avevano iniziato a telefonare sul suo telefono aziendale e la persona per cui aveva lavorato non rispondeva più. Rimarcava l'imputato in particolare di non avere esso emesso mai alcuna fattura né avuto o tenuto alcuna scrittura contabile della ditta».

Dichiarazioni ritenute "plausibili" dal giudice che ha assolto Turco dall'accusa di aver occultato o distrutto le scritture contabili. In capo al giovane imputato, mancato venditore di auto di lusso, è rimasta in piedi solo l'accusa di aver omesso di dichiarare l'Iva. La difesa, con l'avvocato Michele Busetti, ha già presentato appello contro la condanna a 8 mesi con la sospensione condizionale.

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