Lavoro / L’analisi

Più di metà dei trentini potrebbe (e vorrebbe) lavorare da casa. E invece...

I dati dell’Osservatorio Ocse al Festival della Famiglia: forte desiderio degli addetti di continuare in modalità «home working». Ma la Provincia – che sta preparando un piano – ha ordinato a tutti di rientrare in ufficio

SINDACATO Telelavoro, va previsto e regolamentato nei contratti
SONDAGGIO L'83% dei lavoratori pubblici lo vorrebbe

TRENTO.  "Il lavoro a distanza si sta confermando una soluzione importante per frenare il contagio e assicurare una continuità nell'occupazione. Se adeguatamente governata, la diffusione su vasta scala di questa modalità di lavoro può contribuire al raggiungimento di diversi obiettivi di natura collettiva, tra cui un miglioramento della qualità della vita, un rafforzamento della coesione territoriale e un incremento della produttività". Così Mattia Corbetta, analista del Centro Ocse di Trento, intervenuto - riporta una nota - al seminario sul lavoro agile in Trentino, organizzato nell'ambito del Festival della Famiglia.

Durante l'incontro è emerso che, secondo una stima, il 57% dei lavoratori trentini potrebbe operare a distanza almeno un giorno alla settimana, mentre indagini realizzate da diversi datori del settore pubblico e del privato rivelano un desiderio diffuso tra la forza lavoro di continuare a utilizzare questa modalità in futuro.

A limitare la diffusione del lavoro agile è la penetrazione limitata della banda ultralarga, le carenze negli spazi deputati a fornire postazioni per i lavoratori a distanza e i ritardi nelle competenze digitali.

Pesa però l’atteggiamento dei datori di lavoro, compresa la Provincia che a fine lockdown ha ordinato con una lettera del dirigente del personbale Silvio Fedrigotti il rientro in ufficio di tutto il personale.

 Ma poi "La Provincia autonoma di Trento ha adottato a settembre un piano strategico per la promozione del lavoro agile, confermando la propria capacità di ispirare pratiche innovative in materia di organizzazione del lavoro e di dare vita a processi inclusivi di pianificazione delle politiche di sviluppo territoriale", ha evidenziato Luca Comper, dirigente generale dell'unità di missione strategica affari generali della presidenza della Provincia.

Al seminario erano presenti rappresentanti del settore pubblico (Luca Comper, dirigente generale dell’unità di missione strategica affari generali della presidenza della Provincia autonoma di Trento), del privato (Martina Errico, responsabile delle risorse umane di Siemens Energy Transformers, e Stefano Bernardi, promotore di Trento Remote e investitore) e dell’economia sociale (Giulia Comper, responsabile delle risorse umane della Federazione Trentina della Cooperazione) hanno dato vita a un ricco dibattito moderato da Mattia Corbetta, analista del Centro OCSE di Trento.

«Mentre l’Europa si trova nel ben mezzo della sua quarta ondata pandemica in poco meno di due anni, il lavoro a distanza si sta confermando una soluzione importante per frenare il contagio e assicurare una continuità nell’occupazione», ha esordito Mattia Corbetta. «Se adeguatamente governata, la diffusione su vasta scala di questa modalità di lavoro può contribuire al raggiungimento di diversi obiettivi di natura collettiva, tra cui un miglioramento della qualità della vita, un rafforzamento della coesione territoriale e un incremento della produttività».

Punto di partenza per la discussione è stato lo studio “Il futuro del lavoro a distanza: opportunità e opzioni politiche per il Trentino”, pubblicato dall’OCSE alla vigilia del Festival. L’analisi delle mansioni esercitate a livello locale consente di stimare che il 57% dei lavoratori trentini potrebbe operare a distanza almeno un giorno alla settimana. Indagini realizzate da diversi datori del settore pubblico e del privato rivelano un desiderio diffuso tra la forza lavoro di continuare a utilizzare questa modalità in futuro. Tuttavia, diversi fattori rallentano la crescita del lavoro a distanza nel territorio, tra cui una penetrazione ancora limitata della banda ultralarga, carenze negli spazi deputati a fornire postazioni per i lavoratori a distanza e ritardi nelle competenze digitali. Politiche pubbliche in grado di incidere su questi fattori, e quindi di incrementare il tasso di utilizzo del lavoro a distanza, potrebbero ridurre la mole degli spostamenti casa-lavoro, migliorando le prospettive di conciliazione per le famiglie trentine, senza trascurare i benefici per l’ambiente e per le aree periferiche, che diventerebbero maggiormente fruite anche durante i giorni feriali.

Il confronto con le istituzioni e le imprese locali ha messo in luce la presenza di diverse iniziative in materia.

«La Provincia autonoma di Trento ha adottato a settembre un Piano strategico per la promozione del lavoro agile. La creazione di una Comunità professionale e di pratica, volta a favorire un continuo scambio di esperienze e conoscenza in materia di lavoro agile tra organizzazioni del settore pubblico e privato, ne costituisce un primo, importante tassello - ha evidenziato Luca Comper, dirigente provinciale - Con l’approvazione del nuovo piano triennale per il lavoro agile, la nostra amministrazione conferma la propria capacità di ispirare pratiche innovative in materia di organizzazione del lavoro e di dare vita a processi inclusivi di pianificazione delle politiche di sviluppo territoriale. In questo modo, puntiamo tra le altre cose a favorire forme di mobilità sostenibile e a rafforzare le misure di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro».

«L’irrompere della pandemia ha posto sfide complesse e, per certi aspetti, inedite in materia di gestione del personale», ha ricordato Martina Errico, responsabile del personale di Siemens Energy Transformers, multinazionale presente da molti anni nel territorio trentino. «Tuttavia, la nostra organizzazione partiva da una posizione di relativo vantaggio, essendosi dotata con largo anticipo di un piano per il lavoro agile. Il dialogo costante con i manager, i team e i rappresentanti sindacali ha fatto sì che le pratiche testate in passato diventassero un patrimonio diffuso in tempi rapidi e senza intoppi» ha concluso Errico.

Sulla stessa lunghezza d’onda Giulia Comper, responsabile del personale della Federazione Trentina della Cooperazione, una realtà profondamente radicata nel contesto socio-economico locale: «La crisi sanitaria ha innescato diverse reazioni creative. Tra queste spicca Coworking inCooperazione, il progetto che trasformerà gli spazi resi liberi dal sistema cooperativo trentino in comodi uffici per i residenti delle valli trentine e i turisti».

Il concetto di attrattività territoriale è anche al centro di Trento Remote, iniziativa co-fondata dall’investitore seriale Stefano Bernardi: «Dalla ricerca degli alloggi all’offerta di spazi ufficio gratuiti, dall’integrazione nelle reti professionali al sostegno in materia legale e fiscale, la nostra iniziativa mette a disposizione un pacchetto completo di incentivi per favorire l’attrazione di nuovi residenti e creare una vera e propria comunità di talenti nel settore del tech e dell’imprenditoria innovativa».

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