Mafia / Il caso

Blitz in Olanda per fermare il superlatitante Messina Denaro, ma era solo un incolpevole turista inglese

Nelle indagini sarebbe stata coinvolta anche la Procura di Trento, che però smentisce di aver emesso l'ordine di cattura europeo. La clamoroso azione delle forze speciali è avvenuta in un ristorante dell'Aja e si è rivelata un buco nell'acqua: è finito in manette un ignaro signore britannico, scagionato anche dal test del dna e quindi scarcerato

TRENTO. Poteva essere un colpo straordinario alla mafia, ma sono rimasti delusi gli inquirenti che davano la caccia al boss di Cosa nostra Matteo Messina Denaro, in fuga dal 1993, e che pensavano di averlo scoperto.

L'indagine sarebbe partita dalla Procura di Trento, come ha anticipato La Repubblica, ma si è rivelata un buco nell'acqua: l'uomo finito nel mirino non era l'ultimo grande latitante di mafia, ma semplicemente un turista, fermato all'Aja dalle forze speciali olandesi.

Il blitz, mercoledì scorso, in seguito a un ordine di cattura europeo, è avvenuto in un ristorante della città dei Paesi Bassi: le autorità italiane erano certe di aver individuato il noto malvivente dopo una serie di indagini.

Così nei graziosi locali del ristorante "Het Pleidooi" (nella foto) sono piombati gli agenti armi in pugno: hanno bendato e prelevato alcune persone caricandole in un furgone della polizia. 

In arresto è finito poi un uomo, indicato dagli inquirenti italiani come il boss latitante, ma dopo le verifiche del caso, compreso il decisivo esame del dna, le autorità giudiziarie olandesi hanno comunicato ufficialmente che la persona finita in cella non era affatto Messina Denaro: si trattava del signor Mark L., un turista di Liverpool, arrivato in Olanda col figlio per assistere al Gp di Formula 1.

L'uomo è stato immediatamente scarcerato, mentre la vicenda imbarazza gli inquirenti in Italia e forse crea qualche incomprensione, perché, a quanto, pare non sono state tempestive le comunicazioni di chi ha disposto l'operazione olandese con la procura nazionale antimafia e dunque con il pool di investigatori che dà la caccia ai superlatitanti.

Questi ultimi sarebbero stati avvertiti solo a cose fatte, quando serviva il dna del latitante per confrontarlo con quello dell'arrestato.

Oggi, 14 settembre, in tarda mattinata, il procuratore della Repubblica di Trento, Sandro Raimondi, non ha risposto alle domande dei giornalisti sulla vicenda, ma ha precisato che l'ordine di cattura europeo non è partito dai suoi uffici.

Matteo Messina Denaro (nella foto trent'anni fa e in una ricostruzione di come potrebbe apparire oggi), dunque, resta uno dei sei latitanti di massima pericolosità inseriti nell'elenco della Criminalpol.

Gli altri ''top most wanted" sono Graziano Mesina, Giovanni Motisi (mafia), Renato Cinquegranella e Raffaele Imperiale (camorra) e Attilio Cubeddu (responsabile di gravi delitti).

Il dato è contenuto nel report redatto dalla direzione centrale della polizia criminale 'Latitanti di massima pericolosità e pericolosi: attività del Gruppo integrato interforze per la ricerca e l'arresto di latitanti nel periodo 2010 -2020'.

L'elenco dei latitanti pericolosi include, attualmente, 62 persone, di cui 18 affiliati alla 'ndrangheta, 3 alla camorra, 4 alla criminalità pugliese, 2 a cosa nostra, 2 all'area dei sequestri di persona e 33 responsabili di "gravi delitti".

Dal 2010 al 2020 sono stati assicurati alla giustizia 22 latitanti di massima pericolosità (di cui 17 arrestati in Italia) e 110 latitanti pericolosi (di cui 69 in Italia).

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