Emergenza / Gli aiuti

Torna il bonus alimentare trentino e sarà più generoso

Per i sostegni alle persone in difficoltà a causa anche degli effetti economici della pandemia i fondi saranno gestiti dalle Comunità di valle, per un totale di quasi due milioni di euro

La crisi Nel 2020 in Italia altre 335mila famiglie in povertà assoluta, mai così male da 15 anni

di Chiara Zomer

Torna il bonus alimentare e si allargano le maglie, perché la crisi economica ha creato sacche nuove di difficoltà e si prova a raggiungerle tutte. Niente più fondi assegnati ai singoli Comuni, però, ma soldi destinati alle Comunità di valle.

Perché solo così si può riequilibrare un dato di fatto: le città soffrono di più. Con l'assegnazione dei fondi a livello di comunità, si riesce a mettere a disposizione dei centri maggiori - su cui gravitano i servizi e, spesso, anche le nuove marginalità - maggiori risorse.

Questi i binari su cui si muove la seconda tranche del bonus alimentare. Quante famiglie toccherà, impossibile dirlo ora. Certo la prima fase della distribuzione degli aiuti aveva toccato qualcosa come 10 mila persone.

Adesso si può solo salire. È un piccolo esercito di gente che, spesso, si è vista stravolgere la vita per colpa della pandemia.La prima tranche del bonus alimentare aveva permesso di distribuire poco più di 900 mila euro.

Ma al Trentino il governo aveva assegnato 2.930.000 euro. Si è preferito tuttavia procedere per gradi, anche perché era necessario capire come distribuire i fondi, per andare a toccare le fasce di popolazione davvero colpite da Covid. Perché quello è l'obiettivo. Ecco perché eventuali redditi di cittadinanza, sostegni al reddito, contributi all'affitto, sono calcolati nelle entrate familiari. Perché altrimenti si corre il rischio di aiutare chi ha già un sostegno, lasciando fuori tutti quelli mai finiti nei radar dei servizi sociali, perché prima della pandemia non avevano alcuna necessità di aiuto. Come nella prima fase, anche in questa si è deciso di usare criteri uguali per tutti.

A formalizzarli è stato il Consorzio dei Comuni. «Innanzi tutto si è deciso di confermare l'assegno a chi aveva fatto domanda tra il 26 gennaio e il 10 febbraio scorso e ne aveva diritto - spiega Stefano Bisoffi, consigliere e commissario della Comunità della Vallagarina - queste persone non dovranno presentare una seconda domanda. Riceveranno il medesimo assegno. Saranno gli uffici dei Comuni e delle Comunità, nei prossimi giorni, a mettersi in contatto con loro, confermando la seconda erogazione». La ratio è facilmente spiegabile: se un mese fa queste persone erano in condizioni di indigenza, difficilmente oggi la loro situazione è cambiata.

Questa fetta vale 900 mila euro circa. Rimane da destinare un altro milione di euro.

E a questo punto il Consorzio dei Comuni ha preso atto di un'istanza, arrivata dai municipi: i criteri del bonus sono stretti, non raccolgono tutti coloro che meritano aiuto. «Nella prima fase si accoglievano domande da soggetti che non avevano entrate, e non avevano sul conto corrente più di 1.500 euro - spiega Bisoffi - ci si è resi conto che ci sono famiglie che hanno un'entrata, ma sono comunque in seria difficoltà. Quindi le Comunità e i Comuni possono, attraverso i servizi sociali, raccogliere domande con mezzi autonomi, in base alla situazione del nucleo familiare».

Significa che le singole Comunità o i due Comuni di Trento e Rovereto, potranno fare delle valutazioni autonome. Ma pur in questa discrezionalità, ci sono dei criteri comuni suggeriti: si propone di concedere il beneficio a chi ha sul conto corrente non più di 3 mila euro, e ha un entrata limitata.

Quanto? 441 euro i single, 608 euro le famiglie con due componenti, 772 euro (quelle con 3), e a salire, 837 euro (con 4), 930 (con 5), 1.004 (con 6), 1.079 (con 7), 1.154 (con 8).

In alternativa, i territori potranno destinare i fondi rimasti per dare un aiuto alle associazioni del terzo settore, da destinare all'aiuto alimentare. Infine, come detto, i fondi saranno assegnati non ai municipi, ma alle Comunità: «Non tutti i territori hanno le medesime esigenze - spiega Bisoffi - per esempio Rovereto ha già speso il 60% dei suoi fondi, a differenza dei Comuni della Comunità della Vallagarina. E lo stesso vale per Trento: le città hanno una pressione diversa dalle valli. Per garantire la solidarietà tra territori, il budget sarà assegnato non più ai Comuni, ma alle Comunità».

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