Battiston sul Coronavirus: «Contro le varianti aggressive l'unica arma è l'isolamento»

di Marica Viganò

'Se l'indice di contagio non cala, per arginare il virus rimane un'unica soluzione: la chiusura totale. Ne è convinto il fisico trentino Roberto Battiston, ricordando che ad ottobre l'arma vincente per contenere la diffusione del coronavirus è stata la mascherina, mentre oggi le varianti del Covid costringono a scelte drastiche.

«Maggiore aggressività delle varianti significa che se con l'indice Rt 1 è probabile che un contagioso passi il virus ad una sola persona, con Rt 1,50 per ogni contagioso si calcola una persona e mezzo contagiata. Un aumento esponenziale - spiega lo scienziato - Ad ottobre avevamo un indice nazionale altissimo a 1,7 e, grazie all'introduzione il 12 della mascherina obbligatoria in pubblico, a partire dal 23 ottobre l'indice è sceso in modo rapido. A Natale abbiamo ceduto ad alcune riaperture e l'indice è risalito attorno a 1. Adesso le mascherine le utilizziamo tutti e guai se non fosse così. Nel frattempo si sono ammalati dai due a i tre milioni di italiani, che si aggiungono a quelli che hanno contratto il virus nella prima ondata. Si è calcolato che ogni nuova ondata ha portato da 2 a 4 milioni di persone contagiate. Le persone guarite contribuiscono all'immunità di gregge: se si sommano queste alla popolazione vaccinata, che è attorno ai tre milioni di mezzo, andiamo attorno a 9-10 milioni di italiani protetti dal virus, vicino al 15%-16% di immunità di gregge che abbassa il valore di Rt. Si tratta di un numero significativo, ma non basta. Abbiamo a che fare con varianti più aggressive del 40-50% contro le quali occorre un meccanismo che abbatte l'indice di contagio Rt del 40-50%. L'unica arma che si è rimasta è il livello rosso, l'isolamento».

Battiston insiste sulla tempestività dell'intervento, che può essere deciso a livello locale anticipando le decisioni di Roma. Come hanno fatto nel recente passato alcuni territori, come l'Umbria, simili per caratteristiche al Trentino. «L'analisi dei dati della nostra provincia tuttavia non è così agevole, dato che fino a gennaio abbiamo avuto un dato alterato dalla predominanza di tamponi non molecolari che non erano oggetto di statistica. Dall'introduzione dei tamponi rapidi nel conteggio dei contagi, i dati sono saliti velocemente. Da gennaio siamo sopra l'1. Negli ultimi giorni si registra un indice tra 1,35 e 1,4. Quello che oggi si vede negli infetti, domani avrà ricadute nelle ospedalizzazione, dopodomani nelle terapie intensive - prosegue il professor Battiston - In Umbria è stata decisa la chiusura di determinati territori, come la provincia di Perugia diventata zona rossa, senza attendere indicazioni formali del Comitato tecnico scientifico. E dopo tre settimane l'indice di contagio è sceso sotto 1».

Analoga decisione potrebbe essere presa anche dalla Provincia di Trento, da più di dieci giorni in zona arancione senza registrare evidenti benefici. «I primi effetti del cambio di colore della zona arrivano dopo circa una settimana: i dati attuali dimostrano che questa misura non sta dando il risultato epidemico atteso. I sacrifici fatti fino ad ora non sono quindi sufficienti per invertire l'andamento di Rt - evidenzia - Se non vogliamo assistere ad una crescita marcata di infetti, di ospedalizzati e di ricoveri in terapie intensiva, dobbiamo riflettere su azioni più tempestive, più incisive».

Il nuovo Dpcm, allo studio in queste ore, potrebbe prevedere la chiusura delle scuole in zona rossa. «Sono i numeri che indicano che le nuove varianti hanno una capacità enorme di attaccarsi ai giovani, che diventano veicolo di contagio nei confronti dei familiari. Gli studenti delle superiori sono la parte più mobile della società ma ora l'età media del contagio è scesa ai bambini. Il processo deve essere interrotto il prima possibile. Se si aspetta ancora, si rischia di intervenire troppo tardi». Il "tardi" può arrivare anche dal metodo di calcolo del contagio, che si basa su dati "vecchi" di una decina di giorni. «In due settimane può succedere di tutto. Si tratta di un metodo affidabile, ma in questo periodo di indice Rt in rapido aumento forse è meglio perdere in precisione e guadagnare in tempestività. La tendenza si può ricavare da algoritmi più tempestivi. La responsabilità di questo non è nella buona volontà o nella capacità dei ricercatori, ma nella normativa pensata un anno fa».

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