Giornata della memoria, le voci degli ultimi sopravvissuti italiani

Farsi memoria, avere come missione di vita quella della testimonianza, essere lì con i segni sul braccio e gli squarci dentro, e parlare, e raccontare, e riprovare il dolore altre 100 indicibili volte, dire a chi si ha davanti 'ecco cosa è stato il più folle dei progetti', lo sterminio di una 'razza' e quello di chi era diverso - gli omosessuali, i disabili, i rom - e di chi non la pensava come il dittatore - gli oppositori politici. Araldo della memoria, come lo chiama la senatrice Liliana Segre, è uno straziante 'mestiere': si è costretti pubblicamente a ricordare, a non dimenticare.

"Sono vivo affinché possa testimoniare, ecco perchè sono uscito dal campo, c'era un disegno più grande per me, e andrò avanti a ricordare fin che vivrò", ha detto Sami Modiano, 90 anni, in una bellissima intervista televisiva a Monica Maggioni su Rai1, commuovendosi ad ogni frase, lui narratore emozionato ma asciutto.

Il fatto è che più tempo passa più anche i pochissimi sopravvissuti dell'Olocausto saranno morti. E - nel ventesimo anniversario dell'istituzione del Giorno della Memoria il 27 gennaio, a ricordo di quando 76 anni fa fu liberato il simbolo di tutto questo male, il campo nazista di sterminio ad Auschwitz - dobbiamo dire loro grazie, grazie dello sforzo immane di ricordare quando magari desidererebbero stare soli con il loro dolore, scavare a fondo, cercare risposte persino alla 'vergogna' di essersi salvati, come disse Primo Levi.

Stiamo vivendo un'agonia della memoria diretta e forse per questo si è fatta più concitata, più consapevole che questi ultimi sono davvero gli ultimi. Poi resteranno i libri, centinaia ormai in Italia e nel mondo, i diari (le testimonianze di Piero Terracina e Shlomo Venezia sono custodite a Pieve Santo Stefano dall’Archivio dei diari e riportate da Camillo Brezzi nel volume L’ultimo viaggio.

Dalle leggi razziste alla Shoah (il Mulino, 2021), i film, i documentari, le fondazioni custodi di memoria - dal Museo della Shoah a Roma, al Memoriale delle vittime della persecuzione antiebraica 1943-45 con l'indicazione e le biografie dei Nomi della Shoah diretto da Liliana Picciotto, dall'Associazione Figli della Shoah con sede a Milano e presieduta da Liliana Segre, alla fondazione di Steven Spielberg UscShoah, fino ai meravigliosi progetti delle pietre d'inciampo e al profilo twitter di Auschwitz Memorial.

Quest'ultimo è una immensa fonte: ogni giorno, più volte al giorno pungola i lettori raccontando in breve le storie di 1.1 milioni di internati lì dentro, postando le loro immagini (i bambini in fasce, gli anziani mal messi, i giovani nel piano degli anni, uno strazio incredibile) e spiegando: quando è arrivata la persona, da dove, che viaggio ha fatto per arrivare nel campo di sterminio e come è morta. Un lavoro davvero incredibile.

La memoria diventerà indiretta, l'emozione affidata a voci scomparse ed è per questo che i sopravvissuti sono inquieti, temono l'indifferenza, il sacrificio vano e allora diventano ancora più instancabili, cercando di raggiungere quelle giovani generazioni che hanno solo loro da vedere in vita e qualche pagina nel libro di storia. I ragazzi si chiedono come è potuto accadere, come è stato possibile il silenzio di chi ha continuato a vivere, seppure con le sofferenze della guerra. Ecco su questo le risposte restano inevase.

Secondo l’analisi  dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane e dello scrittore e storico Marcello Pezzetti, che cura il museo di Roma, i sopravvissuti in Italia sono ormai una decina.

Ecco chi sono: Sami Modiano, 90 anni (da Rodi a Birkenau all'età di 13 anni. La sua storia è nel libro di Walter Veltroni, Tana libera tutti), Edith Bruck, 88 anni (scrittrice, regista, deportata  a 13 anni prima ad Auschwitz e poi in altri campi di sterminio: Dachau, Christianstadt, infine Bergen Belsen), Liliana Segre, 90 anni (senatrice a vita, numero di matricola 75190, dei 776 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni che furono deportati ad Auschwitz, fu tra i 25 sopravvissuti di allora), Virginia Gattegno, 97 anni (matricola A 24324, ultima testimone veneziana), le sorelle di Fiume Andra e Tatiana Bucci, rispettivamente 81 e 83 anni, testimone dell'orrore più assurdo, quello degli esperimenti di Mengele, Arianna Szörényi, anche lei di Fiume (numero di matricola 89219, portata ad Auschwitz e poi a Bergen Belsen dalla Risiera di San Sabba ad appena 11 come racconterà nel libro Una bambina ad Auschwitz, Mursia), Diamantina Vivante Salonicchio, 82 anni (nata a Trieste nel 1928, sopravvissuta a Ravensbrück,  Rosa Hanan, 100 anni (nata a Rodi nel 1920, sopravvissuta ad Auschwitz), Donato Di Veroli, 86 anni (matricola ad Auschwitz con il tatuaggio numero A-5372, è l'ultimo in vita degli ebrei romani deportati, dopo la morte di Pietro Terracina), Goti Bauer, 86 anni (nome di nascita Agata Herskovitz , nata in Cecoslovacchia, detenuta a Fossoli, poi deportata ad Auschwitz-Birkenau. Matricola A-5372, è da oltre 20 anni infaticabile testimone della Shoah con gli studenti di Milano dove risiede).

Recentemente sono scomparsi Nedo Fiano (il 19 dicembre 2020, deportato a 14 anni ad Auschwitz, è stato consulente di Roberto Benigni per La vita è bella, il figlio Emanuele ha scritto Il profumo di mio padre, uscito in questi giorni per Piemme), Joseph Varon (morto il 3 marzo 2020), Franco Schoneit (il 'ragazzo' di Buchenvwald, morto nel 2020) Piero Terracina (scomparso l'8 dicembre 2019), Alberto Sed (morto il 3 novembre 2019).

comments powered by Disqus