Culle vuote, il Trentino si spopola: nel 2020 meno di 4 mila neonati mai così pochi nella nostra storia

di Patrizia Todesco

Altro che boom delle nascite dovuto al lockdown di primavera che ci aveva costretti tutti a casa. Tra le brutte notizie del 2020 c’è anche quella del crollo del numero dei nuovi nati. Mai, almeno negli ultimi cento anni, in Trentino si era scesi sotto i 4 mila nati. Anzi, se facciamo un confronto con il dato del 2001 siamo sotto di ben mille fiocchi azzurri o rosa. Perfino rispetto allo scorso anno sono nati 141 bambini in meno. Molto lontani i tempi in cui i nati superavano quota 5 mila, come il 2004 (5.172), il 2005 (5.068), il 2008 (5.169), il 2009 (5.042) e il 2010 (5.102).

E più si va indietro nel tempo più i numeri erano alti. «In Trentino prima del 1930 nascevano più di 10.000 bambini e circa 8.000 alla fine degli anni ’30 - scriveva il neonatologo Dino Pedrotti sull’Adige qualche anno fa - . 6.800 nel 1945 a fine guerra e ben 9.270 nel 1946. Negli anni ’50-’60 nascevano sui 7.000 neonati, con un massimo di 7.762 nel 1964 (baby-boom). Da quell’anno (era arrivata la pillola anticoncezionale) c’è stato un continuo calo fino ad un minimo di 4.082 nati nel 1986.

Tornando ai numeri del 2020, i parti sono stati 3.855, e di questi 45 gemellari.

Più della metà delle nascite è avvenuta all’ospedale S. Chiara (2.407). Segue Rovereto con 1.092 nuovi venuti al mondo nonostante da mesi il S. Maria del Carmine sia l’ospedale di riferimento per i malati Covid. Evidentemente l’impegno dei sanitari per riuscire a tener divise le aree per i soggetti colpiti dal virus è stato premiato dalle partorienti che hanno confermato la fiducia in questa struttura e nel suo personale. Crollato invece il numero dei parti a Cles (258) e Cavalese (appena 143). Questo anche perché in questi due ultimi punti nascita a causa della pandemia non si nasce più dal 14 novembre (e fino a data da destinarsi) e c’era stata un’interruzione anche nei mesi di aprile e maggio.

I maschi sono stati più delle femmine (esattamente 2022 contro 1.878), mentre i parti con taglio cesareo sono stati 762, il 19,53%. Analizzando i dati ospedale per ospedale la percentuale più alta è stata registrata a Rovereto con il 21,89% e quella più bassa a Cavalese (10,40%), ma va considerato in questo caso sia il basso numero di parti, che il fatto che tutte le gravidanze che presentano un minimo rischio vengono preventivamente dirottate presso i centri maggiori.

Infine un discorso a parte va fatto per i bambini figli di extracomunitari che negli ultimi anni hanno contribuito ad aumentare sensibilmente i numeri. Sono stati 925 (il 23,71%), praticamente un nato su quattro. Anche in questo caso però la percentuale è in calo considerato che nel 2018 era del 27%.

I numeri del 2020 confermano dunque il fenomeno registrato negli ultimi decenni con lo squilibrio nella struttura per età della popolazione e più recentemente della recessione demografica. Dal 2015 la popolazione residente è costantemente in calo: secondo l’ultimo dato ufficiale pubblicato dall’Istat, tra il 1° gennaio 2015 e il 1° gennaio 2020 la popolazione residente in Italia si è complessivamente ridotta di 551 mila unità. Questo è dovuto al calo delle nascite che si è verificato ininterrottamente dal 2009, dall’altro, dall’aumento dei decessi. Per quanto riguarda le nascite si è passati da 576.659 nati del 2008 ai 420.170 del 2019. Per quanto riguarda i decessi sono passati da 593.427 nel 2011 a 32 634.432 nel 2019.

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