La "truffa del catalogo" arriva anche in Trentino Contratti di fornitura, vittime giovani e anziani Impegno "inconsapevole" a fare acquisti per 3 anni

di Marica Viganò

Pensavano di ricevere buoni sconto, invece hanno firmato un contratto per la fornitura di prodotti. Un vincolo che prevede una spesa in tre anni di circa 10mila euro.

Fra Trento e la Valsugana sono numerose le vittime della "truffa del catalogo", un sistema di raggiro porta a porta che da più di un anno viene segnalato in tutto il nord Italia e da un paio di mesi anche in Trentino.

A suonare il campanello è un uomo dall'aria distinta, che si presenta come incaricato di una ditta di prodotti e di apparecchi per l'igiene della casa: il suo compito è di illustrare la qualità delle merce proposta e soprattutto di convincere le persone a ricevere il catalogo con gli sconti.

Non basta solo la firma del futuro cliente per perfezionare l'accordo: viene chiesto anche un documento, che l'incaricato fotografa con il cellulare prima di restituirlo.

Dopo due settimane arriva il catalogo con una spiacevole sorpresa: a consegnarlo è un altro addetto, che chiede che venga effettuato il primo ordine «come previsto dal contratto».

È solo in quel momento che le persone si rendono conto di aver firmato non una semplice carta, ma un documento vero e proprio, apprendendo purtroppo che sono terminati i 14 giorni previsti dalla legge per sciogliere il contratto. Che fare? O si effettuano gli acquisti previsti dall'accordo per tre anni, oppure - come l'addetto spiega - basta un ordine di "soli" 3.500 euro per interrompere il rapporto di compravendita.

Una signora della Bassa Valsugana si è vista costretta ad acquistare per quell'importo una poltrona.

Un'altra vittima, della stessa zona, ha versato un acconto per un apparecchio di magnetoterapia, ma grazie all'intervento di persone a lei vicine e con l'aiuto del Centro consumatori è riuscita a rescindere il contratto prima di versare alcune migliaia di euro delle rate. L'invito a prestare molta attenzione a questi venditori in malafede arriva dal sindaco di Roncegno Mirko Montibeller. Il suo post su Facebook, con quasi 500 condivisioni in poche ore, ha fatto il giro del web.

«Ho già avvisato le forze dell'ordine - sottolinea - Qualora doveste imbattervi o conoscere situazioni di questo tipo segnalatele anche voi a chi di dovere. Solo con il passaparola riusciremo ad evitare ulteriori raggiri».

A cadere nella "truffa del catalogo" non sono gli anziani o i più fragili: i venditori, con le loro abili parole, riescono a convincere anche persone più giovani.

C'è una donna di Trento che ha dovuto comperare un set di piumoni da duemila euro, con rate da 50 al mese, un'altra che si è spaventata quando l'addetto ha parlato di «conseguenze penali» per chi non paga.
La ditta che effettua questo tipo di vendita porta a porta ha sede in Italia e un nome simile a quello di un'azienda conosciuta e molto seria. Inoltre, per evitare di finire nei guai commettendo palesemente il reato di truffa, gli addetti consegnano la copia del contratto alla persona che lo sottoscrive.

Spesso però il documento non viene letto dai cittadini entro i 14 giorni in cui è possibile far valere il diritto di recesso. Comunque nulla è perduto, perché contro comportamenti scorretti di vendita e contratti capestro ci si può rivolgere alle associazioni di difesa dei consumatori. Senza prescindere da tre regole fondamentali: porre sempre attenzione a chi si presenta alla porta di casa; segnalare ai carabinieri le persone sospette; leggere sempre i documenti prima di firmarli.

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