A Pergine il secondo contagio in una Rsa Coronavirus: è ancora scontro sulle visite dei parenti tra i gestori e la Provincia

di Daniele Ferrari

Un altro caso di contagio da Coronavirus in una struttura residenziale protetta (Rsa) del Trentino. Dopo il primo caso registrato venerdì all’Apsp “Valle del Vanoi” di Canal San Bovo (dove è risultata positiva una signora ottantenne ritornata da un breve ricovero all’ospedale di Feltre), ieri mattina è stato riscontato un nuovo caso presso la Rsa di via Pive a Pergine Valsugana, gestita dall’Apsp “Santo Spirito - Fondazione Montel”.

La conferma è arrivata nel pomeriggio dallo stesso presidente dell’azienda perginese, Diego Pintarelli che lunedì sulle pagine de l’Adige aveva sostenuto la necessità di tutelare gli ospiti anziani residenti e personale socio-sanitario della struttura limitando al massimo (ammesse solo in casi eccezionali) le visite di famigliari, parenti e volontari esterni.

«Si tratta di un uomo anziano non autosufficiente e con grave disabilità che occupava una stanza singola - spiega Diego Pintarelli presidente della Apsp e noto medico di famiglia - ci siamo confrontati con l’unità di crisi dell’Azienda sanitaria e abbiamo deciso di porre in quarantena venti operatori socio-sanitari (Oss) attivi presso quel piano, che abbiano avuto dei contatti per oltre 15 minuti con l’anziano positivo al Covid-19, mentre siamo in attesa dell’esito di altri due tamponi che ci verrà comunicato nelle prossime ore. L’anziano, con parenti in Lombardia, era stato visitato più volte nei giorni scorsi dalla moglie che presentava sintomi influenzali (tosse e raffreddore), e alla quale era stato consigliato di indossare una mascherina e diradare le visite».

Ieri, intanto, una circolare del dipartimento provinciale salute e politiche sociali ha ribatido la possibilità d’ingresso nelle strutture residenziali (Rsa) di un «visitatore massimo per persona al giorno», punto delle linee guida provinciali fortemente contestato nei giorni scorsi dai responsabili delle Rsa trentine e dal loro organismo di rappresentanza, l’Upipa.

E non c’è accordo tra Provincia e Apsp per quanto riguarda le visite dei parenti agli ospiti anziani. Se il dirigente Giancarlo Ruscitti, nella circolare per la gestione dell’emergenza presso i servizi socio-assistenziali e socio-sanitari, mantiene la linea di limite l’accesso a un visitatore massimo a persona, di tutt’altro avviso sono sono coloro che le case di riposo sono chiamate a gestirle. «C’è stato il primo caso di contagio in Rsa - dice Francesca Parolari, presidente Upipa - dovuto a un familiare.

Ciononostante la circolare conferma la regola derogatoria del Dpcm e ammette un familiare al giorno. Upipa conferma la chiusura totale, rigetta la circolare limitatamente ai servizi residenziali, giudicando la decisione da irresponsabile».

Sulla stessa linea Italo Monfredini, direttore di Spes che conferma la chiusura totale a tutela degli ospiti e da oggi la chiusura del punto prelievi Villa Alpina a Montagnaga di Pinè.

Ieri mattina l’assessora Stefania Segnana e il dirigente Ruscitti avevano riunito i rappresentanti e gestori dei servizi socioassistenziali, un centinaio di persone, nella sala al piano terra della Regione. Voleva essere un incontro per raccogliere le proposte e le esigenze in vista dalla circolare poi diffusa nel pomeriggio in merito all’eventuale sospensione delle attività non rispondenti ai bisogni essenziali e il contestuale mantenimento, con eventuale ridefinizione delle modalità di svolgimento, dei servizi essenziali. Il problema era cercare di conciliare le esigenze delle famiglie e degli anziani più fragili, con quella della sicurezza sanitaria. Tre le opzioni: mantenere l’apertura, pur nel rispetto delle regole attualmente vigenti dopo l’emergenza coronavirus; mantenere l’apertura ma rivederne le modalità di gestione oppure, la decisione più drastica ma in alcuni casi necessaria, sospendere totalmente l’attività.

In ambito socio-sanitario per i servizi semi-residenziali per minori è stato deciso di garantire il servizio solo ai casi con maggiore criticità; per i centri servizi anziani sono state sospese le attività se svolte all’interno di strutture residenziali che non garantiscono accessi, gestione e spazi esclusivi. Per quanto riguarda i servizi diurni disabili, nel caso sia attivo a favore della persone oltre all’intervento diurno anche un intervento residenziale, viene sospesa la frequenza diurna. Restrizioni previste anche il servizio di assistenza domiciliare e per gli interventi educativi domiciliari, mentre è prevista la chiusura totale dei servizi territoriali e dei centri di accoglienza per la prima infanzia.

In ambito socio-sanitario sospese le attività dei centri diurni anziani se svolte all’interno di strutture residenziali che non garantiscono accessi e gestione degli spazi esclusivi.

Sospesa la specialistica ambulatoriale e limitazione dei servizi semi-residenziali per minori, i servizi diurni per disabili, il progetto sostegno genitoriale per la prevenzione del disagio infantile. Continua invece l’assistenza domiciliare per persone con demenza (è consigliato agli operatori l’uso di dispositivi di protezione individuale e l’osservanza dei dispositivi in materia di igiene e sanità) e i servizi residenziali.

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