Una commissione d'indagine sulla gestione dell'Apt

Una commissione d’indagine sulla gestione dell’Apt. E la richiesta di vincolare il finanziamento del Comune capoluogo all’Azienda per il turismo Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi, ad una verifica sulla trasparenza gestionale nell’impiego dei contributi pubblici. L’ordine del giorno vede prima firmataria Elisabetta Bozzarelli (Pd), ed è stato sottoscritto anche da Vanni Scalfi (Futura), Emanuele Lombardo (Pd) e Dario Maestranzi (Patt) delegato al Monte Bondone e rappresentante del Comune, con Andrea Vilardi, nel cda dell’Apt. Nessuna questione personale, perché in gioco è «un ruolo nuovo e rinnovato dell’Apt». Ma è chiaro che in discussione è ad un tempo la sovraesposizione della direttrice Elda Verones e l’incapacità del cda presieduto da Franco Aldo Bertagnolli a mettere mano alla struttura e alla riforma della “macchina” Apt.

L’ordine del giorno è collegato al consiglio comunale tematico dedicato dal turismo convocato domani. La seduta servirà all’assessore al turismo, Roberto Stanchina, per raccogliere indicazioni utili all’aggiornamento del piano di politica turistica del 2009. Una revisione più che mai necessaria, posto che i dati indicano, per il capoluogo, una crescita impetuosa di arrivi e presenze.

Trainate dal Muse, e non solo. Nel 2000, l’ambito registrava (alberghiero, extra-alberghiero e esercizi complementari) 173.422 arrivi e 422.709 presenze. Nel 2009, l’anno del nuovo piano, gli arrivi furono 229.267 e le presenze (raddoppiate) 841.663. E l’incremento non si è fermato: lo scorso anno, 395.450 arrivi e presenze record a quota 1.187.208. Stanchina ha intenzione di proporre l’approvazione del nuovo piano di politica turistica in autunno. Ma è proprio perché è mutato il contesto, rispetto al 2009, che secondo Bozzarelli e colleghi «è necessario che anche l’ente che promuove la città sia adeguato a nuovi tempi ed esigenze».

All’Apt è riconosciuto un «ruolo strategico». Ne vengono però ricordate le criticità. Nel 2017 ci sono state tre dimissioni significative dal cda (Claudio Facchinelli, Giorgio De Grandi e Battista Polonioli). E la questione è poi deflagrata in Commissione vigilanza che ieri (ne riferiamo a parte) ha di nuovo fatto il punto sull’Apt con la relazione di Maestranzi. Nella seduta del 6 febbraio 2018, il presidente Andrea Merler parlò di «clima torbido», «intromissioni della politica», «conflitto di interessi tra Charly Gaul e Apt».

Dalla associazione Charly Gaul la direttrice Verones si era dimessa già nell’ottobre 2017, risolvendo una situazione che Merler definì di «incompatibilità e anomalie evidenti». Ma, per importanza, i consiglieri segnalano «l’assenza di una struttura organizzativa che garantisca la separazione tra le funzioni di indirizzo e di gestione (come previsto dalla legge provinciale, ndr) in base allo strumento delle deleghe che ad oggi sono in carico esclusivamente alla figura della direttrice». Fatto «ribadito dal collegio dei revisori dei conti, senza che questo abbia avuto ricaduta decisionale da parte dello stesso consiglio d’amministrazione».

Viene segnalato inoltre il fatto che «un’assenza di policy adeguata così come di piani di marketing pluriennali e strategie di prodotto sono altrettanto fattore di inquietudine». Ma visto che l’Apt anche di risorse pubbliche vive, «è imprescindibile verificare in modo adeguato il ritorno di ciascun investimento fatto nell’organizzazione di eventi o speficici prodotti turistici, misurabile sulla base di indicatori quantitativi o semi-quantitativi, alla correttezza e massima trasparenza nella selezione del personale nonché alle competenze delle risorse umane disponibili». È quindi invocata una «valida divisione tra le funzioni di indirizzo e di gestione», accanto ad una ridefinizione della struttura organizzativa, «rimodulata tramite una attenta strutturazione di deleghe sia economiche sia funzionali, utili a migliorare la gestione aziendale».

Due, quindi, le richieste di Bozzarelli e colleghi al sindaco: condizionare i finanziamenti all’Apt alle citate modifiche organizzative e l’istituzione di una commissione d’indagine (prevista dal regolamento del consiglio comunale) per verificare che sia garantita la «trasparenza imprendiscindibile nell’uso dei soldi pubblici».

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