Autobus, fermata obbligata anche senza cenno di stop

di Franco Gottardi

È scattata ieri su tutte le linee di trasporto pubblico urbano della provincia la nuova regola che impone agli autisti di fermarsi obbligatoriamente alle fermate in cui sia presente anche una sola persona, anche se la stessa non faccia segnali o cenni di voler salire. Una novità che sta facendo discutere e che ha sollevato qualche malumore tra i lavoratori.
La nuova norma è contenuta in un ordine di servizio che Trentino Trasporti ha inviato ai dipendenti interessati dopo un confronto con le organizzazioni sindacali. Il sospetto è che la decisione scaturisca da quanto accaduto nel marzo scorso a Marco di Rovereto, dove era infuriata la polemica dopo che per due volte un autista aveva tirato dritto a una fermata affollata di profughi. Quell'episodio era stato giustificato come una disattenzione dall'interessato ma ha fatto riesumare a catena fatti simili accaduti in passato. In realtà, secondo le stime della stessa azienda, i salti di fermata sarebbero non più di una ventina all'anno, che su ottomila corse giornaliere e 40 milioni di stop sono una cifra risibile.
Anche per questo i sindacati considerano eccessiva la decisione dell'azienda. «Non credo che con quelle cifre così basse sia un problema per cui valga la pena mettere a rischio la puntualità e la qualità del servizio» sostiene Michele Givoli , segretario provinciale della Faisa Cisal, sindacato molto forte tra gli autisti. «Se tutti la applicheranno - afferma il sindacalista - ci saranno sicuramente ritardi. Non si sentiva la necessità impellente di una cosa del genere. La trovo una regola inutile e assurda che rischia di fare danni». Durissimo era stato nei giorni scorsi Nicola Petrolli , della Uiltrasporti, che aveva parlato di «azienda impazzita».
Toni censurati dalla Provincia che in una lettera inviata ieri dal dirigente del Servizio Trasporti, Roberto Andreatta , invita la Trentino Trasporti ad attivare nei confronti del sindacalista un richiamo disciplinare censurando esternazioni così «scomposte», che finiscono per offuscare l'immagine aziendale. Nella missiva il dirigente difende in tutto e per tutto il nuovo ordine di servizio aziendale negando che possa tradursi in un accumulo di ritardi e affermando che per gli autisti, così come per gli utenti, va considerata invece una forma di tutela. «Il sistema di rilevazione a posteriori - fa presente Andreatta - può documentare l'arresto del bus, l'effettuazione della fermata e l'apertura delle porte, ma non può documentare, in caso di transito senza effettuazione di fermata, se questo fosse giustificato o meno da presenza di utenza o da evidenza più o meno accentuata del gesto della mano dei presenti in fermata. La denuncia dell'utente non poteva quindi mai essere smentita.»
Detto questo la Provincia concorda in pieno con l'ordine di servizio, spiegando come la discrezionalità lasciata all'autista è stata troppe volte fonte di equivoci e di successive proteste. Ed è convinta che non cambierà nulla. «La stragrande maggioranza degli autisti - spiega la nota - proseguirà ad agire nell'identico modo con il quale ha agito fino ad ora, interpretando professionalmente le situazioni e fermandosi ovunque vedano passeggeri in procinto di salire, gli utenti mostrando con cenni manifesti l'intento di usare il servizio.»

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