Cellule ovariche conservate per non rinunciare al sogno della maternità

Da Trento fino all’ospedale della Fratta di Cortona (Arezzo) per permettere a una donna malata di tumore al collo dell’utero di «conservare il tessuto ovarico» e, quindi, di consentirle «una volta terminate le terapie» oncologiche, che rischiano di compromettere la fertilità, «di fare un reimpianto e ottenere cellule sane per una possibile gravidanza».

La richiesta è partita venerdì scorso dall’ospedale di Trento, dopo che la paziente aveva ricevuto l’indisponibilità di altri strutture del Nord Italia. È quindi scattata la sinergia con la Pma (Procreazione medicalmente assistita) di Cortona. Ad eseguire il prelievo del tessuto ovarico, spiega una nota, sono stati i ginecologi trentini. Un’ambulanza si è messa in viaggio e lo ha consegnato all’ospedale cortonese, dove il tessuto verrà conservato.

«La Pma di Cortona si conferma sempre più punto di riferimento per gli utenti, anche fuori Regione - ha commentato Luca Mencaglia, responsabile Rete Pma -. La Procreazione medicalmente assistita rappresenta un passo avanti nella presa in carico delle donne in età fertile colpite da tumore, anche per quanto riguarda il loro futuro e il loro ritorno alla normalità. La collaborazione tra strutture, come in questo caso, consente di dare il servizio senza che la paziente debba spostarsi dal suo ospedale di riferimento».    

Il Centro di Pma alla Fratta è attivo dal 2010 e da gennaio 2016 è diventato il primo centro pubblico ad effettuare la diagnosi genetica pre-impianto e l’eterologa a carico del Servizio sanitario nazionale. 

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