Assalto all'Itas, Girardi: «Serve la svolta» «Rossi? Se allunga le mani, gliele taglio»

di Angelo Conte

Un progetto «non contro qualcuno, Lorenz o Consoli o il cda» ma per riportare in Itas «il modo di agire tipico della mutua, senza il quale la compagnia diventa una società come le altre ed è finita, in un secondo veniamo mangiati».

Andrea Girardi, candidato presidente del progetto che vuole recuperare la storia dell’Itas, guardando però al futuro, spiega che non si tratta di un progetto «partito dall’alto, anzi: al contrario parte dalla base dai delegati e dagli agenti. E vuole recuperare la storia di Itas, con gli insegnamenti che ci arrivano da 196 anni di vita, storia che rischia oggi di essere dimenticata». Si vuole cioè voltare pagina dopo i problemi dovuti alle inchieste giudiziarie sulla ex direzione generale.

Girardi, che dopo l’uscita dalla presidenza dell’A22 a settembre aveva detto di voler tornare alla trincea del suo lavoro di avvocato, spiega i perché della svolta: «Dopo le dimissioni mi è stato chiesto di presentarmi, ma avevo detto no inizialmente, perché non ho le competenze, e non sono in grado da solo di gestire una compagnia come Itas.

Ma poi c’è stata l’idea di fare una squadra e allora la possibilità è diventata concreta. Andai da Lorenz e da Consoli, e dissi: c’è un progetto che si basa sulla reputazione delle persone, di alto standing, le porte sono aperte».

Insomma, spiega Girardi, il piano per Itas non è «contro Lorenz o Consoli o l’attuale cda, ma per qualcosa, perché il tema non è cosa fa l’uno o l’altro, ma è il futuro di Itas».

A breve, sostiene Girardi, «sarà completata una squadra che si sta formando con il rispetto di tutti i territori, ma con una base e le radici fortemente nel Trentino Alto Adige e una forte compattezza degli agenti del Trentino Alto Adige, ma che non ha una visione localistica e chiusa.

Ma parte dall’idea che se Itas perde la caratteristica di fare assicurazione in maniera diversa dalle altre aziende del settore, diventa una compagnia normale, è finita e sarà mangiata». Per Girardi il «diritto di primogenitura è del Trentino Alto Adige dove Itas è nata, ma non possiamo fare i localisti, perché Itas lavora con altri territori». Per essere chiaro da subito, però, spiega che «la sede, qualsiasi cosa accada, rimarrà sempre a Trento. Fosse il primo gruppo italiano, la sede ma non solo quella di forma sta a Trento: il tema dello spostamento della sede non è neppure un argomento da aprire».

[[{"type":"media","view_mode":"media_large","fid":"1586716","attributes":{"alt":"","class":"media-image","height":"275","width":"480"}}]]

Gli ex uomini di vertice dell'Itas: Ermanno Grassi con Giovanni Di Benedetto

Ma Girardi si rivolge anche a chi in Itas e per Itas lavora: «Senza dubbio questo è un progetto che vuole ridare entusiasmo, tranquillità e prospettiva alla struttura. E in questo senso la prospettiva per il gruppo è di essere inserito in un contesto mitteleuropeo. Per farlo parleremo con i partner che già ci sono».

Una volta completata la squadra, dentro cui c’è «posto anche per Lorenz e Consoli, partendo dal presupposto che si rispetti il criterio della reputazione a un livello elevato», «gireremo tra i delegati e se si dimostrerà un progetto che riscuote consenso ampio bene, altrimenti siamo pronti tutti a un passo indietro».

Rispetto all’attuale presidente, Girdardi dice: «Siamo qua, quando vuole, è auspicabile che si trovi una convergenza e una bella sintesi sulla base dei criteri della reputazione e della adeguatezza. La porta è aperta, i posti non sono già occupati, c’è da affrontare un tema come quello della governance e la best practice di Banca d’Italia prevede che due-tre consiglieri del cda uscente siano presenti per dare continuità. Per i nomi vedremo quali saranno».

Girardi spiega che è finita l’epoca dell’uomo solo al comando: «Nel progetto non faccio quello che voglio io, ma c’è una squadra con una reputazione alta. Nessuno viene qui se non per lavorare e tanto. Perché c’è da consolidare l’immagine di Itas rispetto a cosa è stata Itas e cosa sarà Itas. Occorre, cioè, recuperare la specificità della mutua con un progetto che nasca dalla base.

E la base sarà l’azionista di riferimento, con un presidente che non ha deleghe ma solo rappresentanza». Girardi promette di affrontare anche il tema dei compensi: «È finita l’era dei compensi che non hanno senso». E anche la composizione della direzione generale sarà «affrontata, ma non ora».

[[{"type":"media","view_mode":"media_large","fid":"1663991","attributes":{"alt":"","class":"media-image","height":"320","width":"480"}}]]

A destra l'avvocato Andrea Girardi


Il tema, insiste Girardi, è «il valore enorme dell’Itas come mutua. Se perdiamo questa caratteristica, ci mangiano in un secondo. Abbiamo tanti insegnamenti in 196 anni di storia, e oggi c’è la forte preoccupazione che la storia sia dimenticata».

Per Girardi la «politica deve fermarsi sul prato di piazza delle Donne lavoratrici» ossia davanti alla sede dell’Itas. «Rossi? Se allunga le mani, gliele taglio. La politica deve stare fuori dalla compagnia» dice ancora Girardi.

Che spiega come «il cda attuale, ricordiamocelo, è quello di Grassi e Di Benedetto, mentre sembra che ci sia un cda nuovo. Noi vogliamo voltare pagina, ma in maniera giusta, senza cancellare tutto quello che è stato fatto di buono, ma guardando avanti. Anche perché se siamo qui e Itas ha certi numeri è perché sono state fatte anche tante cose buone».

Rispetto al modo di gestire la compagnia, infine, Girardi è chiaro: «Non ci saranno direttori o presidenti o amministratori delegati che possono fare il bello e il cattivo tempo: una mutualità diffusa richiede una governance diffusa ma molto chiara. C’è bisogno di qualcosa di nuovo, recuperando tutto quanto di buono è stato fatto prima, ma guardando avanti».

Rispetto alla squadra, Girardi mette in evidenza come il mix è di competenze «di alto profilo, universitari ma non solo, e di managerialità di caratura internazionale e che siamo liberi e indipendenti da condizionamenti del mondo assicurativo, alcuni sono trentini altri no».

comments powered by Disqus