Area ex Italcementi, impossibile ospitare l'Adunata 2018

Nessuna possibilità di utilizzare l'area ex Italcementi per l'adunata degli alpini del maggio prossimo. Così com'è il terreno non è agibile perché occorre bonificarlo, ma la bonifica che la società Piedicastello spa, ex proprietaria che per contratto deve portare a termine questo passaggio, si appresta a fare ha bisogno di un tempo che nella migliore delle ipotesi è di 35 settimane ma più probabilmente si spingerà verso le 50 settimane; anche iniziando a lavorarci a metà gennaio, come ventilato, non sarà insomma conclusa prima dell'autunno.  

Ad allungare i tempi dell'intervento non è tanto la complessità, visto che si tratta semplicemente di togliere quattro cisterne dal sottosuolo e stendere sui 50.000 metri di terreno uno strato «pulito» di materiale alto almeno un metro, quanto la carenza di materia prima. In tempi di crisi dell'edilizia infatti reperire una quantità così consistente di terreno da riporto, ottenuto dalla frantumazione dei residui da demolizione, non è cosa che si fa in tempi brevi.
Ma se questo è il dato legato all'attualità, ieri sera l'audizione in commissione urbanistica comunale dei rappresentanti della Cooperazione, che tramite Piedicastello spa è il soggetto chiamato ad effettuare la bonifica, ha messo in luce altri aspetti della vicenda Italcementi che hanno lasciato perplessi i consiglieri, anche di maggioranza. Il direttore della Federazione Cooperative, Alessandro Ceschi, e il geologo Luca Raffaelli, che in questi anni ha seguito la questione per conto della Piedicastello, hanno infatti spiegato come si è arrivati a questo progetto di bonifica confermando di fatto che la sua esecuzione sarà un modo per chiudere definitivamente gli obblighi contrattuali tra la vecchia e la nuova proprietà, cioè la Provincia tramite la Patrimonio del Trentino spa, ma porterà ad avere un'area su cui si potranno prevedere funzioni anche di pregio, come verde pubblico e residenze, ma di fatto funzioni solo provvisorie, perché qualsiasi progetto che preveda lo scavo di fondamenta o di piani interrati necessiterà di una nuova analisi di rischio e una nuova bonifica. 

Come ha spiegato Raffaelli le indagini su quel terreno erano partite dieci anni fa, nel 2008, e hanno evidenziato con certezza la presenza nel sottosuolo, a quote comprese tra 1 metro e mezzo e tre metri e mezzo sottoterra, la presenza di un inquinamento definito «blando» che già oggi renderebbe il 90% dell'area idoneo per un uso industriale o commerciale. Per farci un giardino pubblico o una zona residenziale bisogna invece realizzare il riporto per almeno un metro di spessore e in mancanza di precisi progetti e indicazioni questo è quanto hanno deciso di fare Piedicastello e Patrimonio. Per mettere a punto un intervento di bonifica diverso, definitivo, ci sarebbe voluto un progetto preciso di sviluppo futuro dell'area poiché le modalità di bonifica sono condizionate proprio dall'uso che si vuol fare del terreno, ma Comune e Provincia non sono riusciti in questi anni ad andare oltre ipotesi generiche, elemento che ha lasciato l'amaro in bocca a molti consiglieri.
Il progetto di bonifica verrà approvato definitivamente dal cda di Piedicastello la prossima settimana, costerà 741.440 euro e verrà affidato al Consorzio Lavoro Ambiente, previo versamento alla Provincia di una fideiussione di 148.000 euro. I lavori partiranno a metà gennaio.

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