Allarme alto per l'Aids Già 20 casi quest'anno

di Fabia Sartori

Non si fermano i casi di Hiv in provincia. I pazienti trattati sono in totale 652 ed il 22% è di provenienza straniera (di questi circa il 50% è di provenienza africana). I dati forniti dall’assessorato alla sanità provinciale evidenziano come il 2016 abbia fatto segnare un boom di casi (39 nuove diagnosi), mentre nel 2017 siamo già a quota 20 casi (dati aggiornati a luglio di quest’anno).

Incombe il problema legato agli stranieri: nel 2016 e nel 2017 si è registrato un aumento di soggetti stranieri affetti da Hiv, che arrivano a toccare in media il 40% del totale dei nuovi casi. I dati parlano chiaro: nel 2014 ci sono state 28 nuove diagnosi di Hiv di cui 7 a stranieri (25%), mentre nel 2015 i nuovi casi sono stati 25 con 6 stranieri (24%). La percentuale è cresciuta negli ultimi due anni: nel 2016 su un totale di 39 nuovi casi ben 19 interessano persone straniere (48%). E nel 2017 la situazione non è migliore: a fronte di 20 nuove diagnosi sono 9 gli stranieri sieropositivi (45%). «In prevalenza si tratta di persone di provenienza dall’Africa ma anche dai Paesi dell’Est e dal sud America.

Queste sono zone molto endemiche: i soggetti arrivano in Italia già affetti dall’Hiv», ha spiegato il direttore dell’Unita operativa Malattie infettive dell’ospedale Santa Chiara di Trento Claudio Paternoster. [[{"type":"media","view_mode":"media_preview","fid":"1649241","attributes":{"alt":"","class":"media-image","height":"180","style":"float: right;","width":"180"}}]]

Che è intervenuto ieri, in occasione della Giornata mondiale contro l’Aids, al seminario «Prendersi cura» organizzato a casa Latemar (che accoglie soggetti sieropositivi) a Trento nord. Paternoster ha precisato che «il trend di crescita dei pazienti sieropositivi in Trentino è costante negli ultimi 10 anni, con in media 30 nuovi casi rilevati ogni anno (oscillazione tra un minimo di 20 ed un massimo di 40 nuovi casi)». La stima è di circa 1.000 sieropositivi in Trentino a partire dall’inizio dell’epidemia (1985): oltre ai 652 pazienti attuali, si devono conteggiare circa 380 deceduti negli anni in cui la malattia non era farmacologicamente curabile e qualche decina di pazienti che, oggi, si fa curare fuori Provincia.

Negli anni si sono modificate le modalità di contagio. «Oggi la trasmissione del virus è quasi completamente per via sessuale. Quindi la popolazione è universalmente interessata - precisa - Non vediamo quasi più infezioni legate allo scambio di siringhe tra tossicodipendenti». I sieropositivi sono in prevalenza giovani uomini che contraggono il virus attraverso rapporti sessuali spesso di natura omosessuale. «Mentre la trasmissione per via eterosessuale - aggiunge Paternoster - riguarda per lo più donne ed immigrati».

«Servono efficaci campagne di prevenzione - chiarisce - Si parla troppo poco di Hiv e, soprattutto i giovani, tendono ad abbassare la guardia in quanto, grazie ai farmaci, la malattia viene bloccata e non porta più a morte certa come un tempo». Mediamente i sieropositivi in cura in Trentino hanno 49 anni. Ma bisogna considerare che i nuovi pazienti sono piuttosto giovani (anche tredicenni), mentre grazie all’ausilio dei farmaci sono ancora in vita anche persone che hanno contratto il virus più di venti anni fa.

Esiste un’emergenza legata agli stranieri sieropositivi? «Al momento no - risponde Paternoster - Certo è che se fosse possibile intercettare le persone malate di Hiv al momento del loro arrivo in Italia o in Trentino (con il test) sarebbe più semplice ridurre il pericolo di contagio. Poiché, nei pazienti farmacologicamente trattati il virus si «blocca» e non è più contagioso». Anche per questo motivo è importante arrivare a una diagnosi precoce, indipendente dalla nazionalità del soggetto contagiato.

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