LiberCafè in piazza Dante, i gestori gettano la spugna

Inaugurato il 27 aprile dell’anno scorso il LiberCafè di piazza Dante vive un momento di profonda crisi. I gestori, che si erano aggiudicati la conduzione del locale all’interno alla Palazzina Liberty vincendo l’appalto promosso dal Comune, proprietario dell’immobile, hanno deciso di gettare la spugna. Vogliono lasciare entro la fine dell’anno e hanno chiesto la rescissione del contratto. Oggi è in programma un incontro con i funzionari dei servizi cultura e turismo di Palazzo Thun. «È l’ennesimo incontro di un percorso avviato per cercare di trovare l’uscita più consensuale possibile. Loro hanno trovato difficoltà che non si aspettavano ma anche il Comune ha delle osservazioni da fare sulla loro gestione» spiega il capo di gabinetto del sindaco Silvio Fedrizzi. 

La riapertura dopo tanti anni di abbandono della Palazzina Liberty dopo una lunga e costosa ristrutturazione era stata indicata due anni fa dal Comune come elemento chiave per la rinascita di piazza Dante e la sua riconversione da luogo di emarginazione e spaccio a giardino vissuto e sicuro per cittadini e famiglie. E in particolare il bar affacciato verso il parco, con i tavolini all’esterno, era stato progettato proprio per favorire questa riconversione e occupazione positiva degli spazi. Non a caso il capitolato con cui si cercava il gestore di cafetteria e ristorazione prevedeva, oltre al divieto di somministrare superalcolici e installare slot machine, anche un impegno a realizzare attività artistiche, culturali, spettacoli e intrattenimento rivolti in particolare a un pubblico giovane. Operando in stretta sinergia con la biblioteca giovanile aperta ai piani superiori avrebbe insomma dovuto diventare un caffè culturale luogo di animazione non solo per la piazza ma per tutta la città. 

Il progetto delle società Matisse srl di Marco Zanei e Pepenero srl dei fratelli Maurizio e Isidoro Ruocco sembrava avere tutte le caratteristiche richieste. Era stato giudicato il migliore tra i quattro presentati e aveva convinto la commissione soprattutto per la proposta tecnica oltre che per il canone di concessione fissato a 24.696 euro all’anno, con un rialzo del 7,15% rispetto alla cifra base richiesta dal Comune. I mesi successivi non sono stati facili. I gestori si sono trovati immersi in un ambiente difficile e talvolta e non sono riusciti a incidere. Anche le iniziative e gli eventi organizzati non hanno avuto grande fortuna. Insomma, gli affari sono al di sotto delle attese e non ci sono segnali positivi tali da andare avanti per sei anni come da contratto. 

Un problema e una scommessa persa per l’amministrazione comunale, che al di là della definizione dei termini di uscita coi gestori ora si trova davanti al problema di trovare qualcuno in grado di rilanciare il locale.

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