Morì nel dirupo, la Provincia deve pagare 130mila euro

di Flavia Pedrini

La Provincia di Trento è stata condannata a risarcire i familiari di Iole Bombardelli in Bernardi, la 76enne di Montagnaga a che il 7 luglio 2012 perse la vita dopo essere precipitata con la sua Fiat Cinquecento in un dirupo, mentre scendeva lungo la Sp 66 che collega il Pinetano con Pergine.

Pure ravvisando un concorso di colpa della stessa vittima - che sbandò invadendo l’opposta corsia di marcia - il Tribunale civile di Trento ha condannato piazza Dante a risarcire le due figlie e due nipoti con circa 130 mila euro, oltre al pagamento delle spese processuali (20 mila euro) per non avere installato un guard- rail in quel tratto di strada. «Se la Sp66 fosse stata provvista di barriere protettive laterali - scrive il giudice Giuseppe Barbato - la Bombardelli non sarebbe precipitata nella sottostante scarpata e, di conseguenza, non si sarebbe procurata il “gravissimo politrauma” riscontrato dal medico del 118».

Al centro del contenzioso civile c’è il drammatico incidente in cui perse la vita l’anziana. I familiari della vittima, attraverso l’avvocato Lorenzo Eccher, hanno citato in giudizio la Provincia, per non avere provveduto, quale ente proprietario della strada provinciale 66, a garantire un transito sicuro, avendo omesso di installarvi delle barriere di protezione e chiesto un risarcimento di oltre un milione.
Per fare luce sulla vicenda nel corso del giudizio il giudice Barbato aveva disposto due consulenze tecniche: una medico legale sullo stato di salute dell’anziana e l’altra per ricostruire la dinamica del sinistro e verificare se l’adozione di barriere protettive su quel tratto avrebbe potuto evitare un esito letale.

Il Tribunale, sottolineando che quel tratto di strada, con la direzione di marcia seguita dall’anziana, era caratterizzato da una «apprezzabile pericolosità» - c’è una profonda scarpata e pendenze notevoli - ritiene che non fosse affatto remota la possibilità che un conducente, per il manto stradale scivoloso piuttosto che per un malore o un colpo di sonno, potesse perdere il controllo del mezzo e precipitare nella scarpata. Circostanza che avrebbe dovuto indurre la Provincia ad installare un guard rail. Di più, per il giudice «la fuoriuscita involontaria dalla sede stradale del veicolo in transito su un tratto in pendenza e all’uscita di una curva e il conseguente rotolamento dello stesso lungo il pendio sottostante la sp 66 costituivano, in assenza di guard rail, eventi del tutto prevedibili in base a dati di comune esperienza».

La Provincia, per parte sua, ha replicato che anche un eventuale impatto con il guard rail avrebbe potuto comportare sollecitazioni tali da causare il decesso della donna. Tesi che per il giudice non appare però condivisibile. Così come non appare rilevante che la sbandata possa essere stata causata da un malore della donna. «Per quanto accertato dal ctu - si legge - le patologie della donna non erano in grado di cagionarne la morte». La conclusione a cui giunge il Tribunale, dunque, è che vi sia una nesso di causalità rilevante tra la mancata barriera protettiva e il decesso della signora Bombardelli, precipitata per circa 75 metri nel dirupo e trovata esanime tra le lamiere dell’auto.

Ma il giudice ricorda anche che la sola assenza della protezione metallica non poteva causare la caduta nella scarpata. La donna, per cause che non è stato possibile accertare, ha sbandato. «Oltrepassò la linea di mezzaria e, quindi, invase l’opposta corsia di marcia, con ciò tenendo una condotta oggettivamente contraria alle norme di circolazione stradale», scrive. Un concorso di colpa della vittima che il giudice quantifica in un 80%, mentre il contributo causale imputabile alla Provincia viene indicato nel 20%. Per questo anche il risarcimento ai familiari per la condotta omissiva di piazza Dante è stato ridotto rispetto alla richiesta.

«Sono estremamente soddisfatto della sentenza dal punto di vista giuridico - commenta l’avvocato Eccher - per quanto riguarda l’accertamento della responsabilità della Provincia e contestuale condanna. Ma valuteremo un appello sul quantum in relazione al concorso di colpa della signora».

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