Le culle trentine sono sempre più vuote

di Patrizia Todesco

Le culle sono sempre più vuote, le coppie sono sempre più restie a mettere al mondo figli. Un trend che sarebbe confermato anche dai dati dei primi 7 mesi del 2017. Lo scorso anno, dal primo gennaio 2016 al 31 luglio 2016, erano nati 2.404 bambini. Quest’anno, negli stessi mesi, i bambini venuti al mondo negli ospedali trentini sono stati 2.385, 19 in meno.

Un calo che sembra limitato, ma potrebbe invece rivelarsi decisamente più pesante del previsto se venissero confermate le proiezioni. In media, quest’anno sono nati 340,5 bambini al mese, che moltiplicati per 12 farebbero, al 31 dicembre, 4.086 neonati nelle culle degli ospedali trentini contro i 4.289 del 2016 (già record storico negativo degli ultimi anni). Unica cosa che fa sperare è che anche nel 2017, nella seconda parte dell’anno, c’era stato un aumento di nascite confermando le statiche che dicono che agosto e settembre, nascono in generale più bambini.

Tra gli ospedali il S. Chiara si conferma il punto nascita di gran lunga più richiesto con 115 parti in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Stabile, anche se in leggerissimo calo, Rovereto.
Interessanti anche i dati su dove hanno partorito in questi primi sette mesi le donne residenti in valle di Fiemme e Fassa. Se fino al 10 marzo le mamme che lo volevano hanno potuto partorire in valle, da quella data in poi hanno dovuto andare altrove. 88 i nati nei primi sette mesi da donne residenti in val di Fiemme. 34 i piccoli nati da mamme della val di Fassa. Degli 88 della val di Fiemme 40 sono nati a Trento, 17 a Bolzano, 14 a Merano, 12 a Cavalese e poi uno a Predazzo, uno a Ziano, uno a Milano, uno a Sassuolo.

Dei 34 della val di Fassa, 15 sono nati a Trento, 7 a Bolzano, 2 a Merano, 1 a Predazzo, 1 a Pozza, 1 a Feltre e due gemelli a Verona. Facendo una proiezione dei dati a fine mesi nelle due valli dovrebbero nascere complessivamente 209 bambini. Il fatto che la maggior parte dei bambini di Fiemme e Fassa siano nati in Trentino (54 su 88 per quanto riguarda Fiemme e 22 su 34 per quanto riguarda Fassa) sarebbe dovuto - secondo l’Azienda sanitaria trentina - al sostegno offerto dalle ostetriche durante il Percorso Nascita e dall’esperienza positiva delle donne che hanno partorito al S. Chiara.
Entro la fine di quest’anno, dopo la riorganizzazione dei punti nascita e la chiusura di Cavalese, il progetto del Percorso nascita sarà esteso a tutto il Trentino.

«Entro la fine anno  - assicura Caterina Masè, capo delle ostetriche con il ruolo di operation manager  - sarà garantito su tutto territorio, anche in Val di Non e Sole dove fino ad ora non era ancora attivo. Inoltre sarà attivata anche in Valsugana la Pronta reperibilità delle ostetriche dalla 37esima settimana di gravidanza».

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In questi mesi, poi, l’obiettivo è garantire il servizio a tutte le donne che ne facciano richiesta soprattutto in  Valle dell’Adige e nella zona di Rovereto dove la domanda è più alta dell’offerta. «Il servizio c’è - garantisce Masè - ma non per tutti perché ancora non è a regime. A breve, comunque, lo sarà».

Diversa la situazione in val di Fiemme, Fassa, Valsugana, Riva, Arco, Giudicarie e Primiero dove il servizio è garantito a tutte le donne che ne fanno richiesta.  

E la percentuale delle future mamme che aderiscono al Percorso nascita è in continuo aumento. «Nella zona delle Giudicarie siamo intorno al 70- 75%, in Fiamme e Fassa addirittura al 90%. Alta la domanda delle mamme anche a Riva ed Arco».

Per quanto riguarda il servizio di Pronta disponibilità, ossia la possibilità per le donne di chiamare l’ostetrica 24 ore su 24, Masè ricorda che il servizio è disponibile solo nei territori sprovvisti di Punto nascita, e quindi nelle Giudicarie, in Fiemme e Fassa e Riva e Arco. «Il numero delle chiamate non è comunque altissimo, ma forse perché c’è un continuo confronto durante l’orario di lavoro. È comunque un servizio molto apprezzato che dà sicurezza alle donne».

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