Gli studenti di San Michele costruiscono e regalano una casetta in legno ad Amatrice

di Matteo Lunelli

Missione compiuta e casetta consegnata. Altro che bamboccioni: gli studenti dell’Istituto Agrario di San Michele nelle scorse settimane hanno lavorato per 210 ore, a titolo volontario nel pomeriggio, presso la loro scuola e poi da lunedì a giovedì per altre 23 direttamente nel Lazio, ad Amatrice. Alla fine hanno costruito e regalato una casetta in legno al signor Antonio, un agricoltore del posto che, dopo il terremoto, aveva perso tutto ed era costretto a vivere nel fienile della propria azienda agricola. Una piccola storia, se vogliamo, ma anche l’ennesima dimostrazione del grande cuore dei trentini: perché in questo progetto c’è lo zampino di tanti. Degli studenti e dei loro insegnanti, prima di tutto. Poi della Federazione delle Pro Loco, che lo scorso settembre a Calavino con la pastasciuttata solidale e con l’aiuto di altre realtà, pubbliche e private, è riuscita a raccogliere 15 mila euro e a investirli in questa idea, una delle tante realizzate da Unpli Nazionale. Ma anche dei Vigili del Fuoco, della Protezione Civile, dei Nuvola, che hanno aiutato i ragazzi nel trasporto e nella logistica, e di tante imprese locali che hanno fornito i materiali a prezzi fortemente scontati. Grazie a tutte queste persone la casetta è stata ideata, preparata, costruita e regalata.  

Amatrice: la casetta regalata dagli studenti del S. Michele

 

«Sono stati giorni di intenso lavoro ma di grandi soddisfazioni», racconta Eleonora Odorizzi, studentessa diciottenne, una di quelle che da lunedì a giovedì è stata ad Amatrice per la parte finale del lavoro. Domenica scorsa è partito il camion con il materiale, mentre lunedì, ben prima dell’alba, si sono mossi un furgone dei Vigili del Fuoco di Tuenno, un furgone dell’Istituto Mach e l’auto di un professore. A bordo dei vari mezzi alcuni studenti della Quarta A e Quarta B della sezione PT, Produzione e Trasformazione (appunto Eleonora Odorizzi, poi Alessio Benedetti, David Depaoli, Elia Vettori, Davide Nazzari, Silvio Galeaz e Leonardo Torresani, oltre a Gianluca Recla, anche lui studente, ma di Quinta e Vigile del fuoco volontario, e Davide Caset), poi gli insegnanti Pierluigi Fauri e Marco Taller e il comandante dei Vigili del Fuoco di Tuenno Angelo Valentini.  

«Siamo arrivati nel primo pomeriggio e abbiamo subito iniziato a lavorare. Il signor Antonio l’avevano conosciuto degli altri studenti della nostra scuola, che erano andati ad Amatrice a Novembre e dare un aiuto nella prima ricostruzione, e si era deciso di consegnare a lui la casetta. Abbiamo scaricato e poi iniziato a montare. Giovedì mattina abbiamo finito la costruzione, abbiamo pranzato e siamo ripartiti alla volta del Trentino. La casetta è di 25 metri quadrati, con un bagno, una camera e un soggiorno-cucina attaccati. Poi c’è un soppalco da usare come soffitta. Il signor Antonio vive da solo, quindi per lui andava benissimo e gli piaceva molto».  

Finiti i lavori nessuna cerimonia, nessuna consegna delle chiavi, nessuna fascia tricolore e nessun discorso delle istituzioni. «Una cerimonia ci sarebbe sembrata irrispettosa - spiega il professor Pierluigi Fauri, in realtà molto più di un professore - e avrebbe messo in imbarazzo tutti. Abbiamo fatto solo una foto ricordo, da portare a scuola e da regalare al signor Antonio». La cerimonia «alla trentina» c’è stata in realtà la sera prima. «Volevano invitarci al ristorante - aggiunge Fauri - e offrirci un’amatriciana per ringraziarci, ma alla fine abbiamo preferito fare una grande tavolata nei container del Campo Lazio: c’erano i ragazzi, i Nuvola, altri amici conosciuti nel viaggio a novembre, vigili del fuoco. Loro ci hanno messo il pecorino e noi il Teroldego e lo spumante, tutto fatto in casa, produzione della nostra scuola. Un brindisi e qualche racconto, è stato bello così».
Ringraziamenti ufficiali non ne servono.

«Il signor Antonio - prosegue Eleonora Odorizzi - ci ha detto grazie tante volte, ha detto che noi rappresentavamo il suo futuro e gli davamo forza. In questi giorni abbiamo conosciuto tante persone che hanno grande voglia di farcela, di provarci, di tornare a una vita normale. Certo non sarà facile, perché c’è ancora tanta paura e i problemi sono ancora molti».  

Ma anche grazie a un gruppo di studenti trentini i problemi possono diminuire. «I ragazzi sono stati veramente bravi - ammette il prof Fauri - e crediamo che questa esperienza sia stata utile e formativa. Quelli che hanno lavorato ad Amatrice rappresentano anche tutti quelli che hanno lavorato a San Michele nelle scorse settimane, dando ognuno un grande contributo. Poi un grande grazie va alle Pro Loco e a tutti i benefattori, oltre a Protezione Civile e Nuvola, sempre in prima linea».

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