Trento, ragazzi «ritirati dal mondo» Operazione anti-disagio giovanile

Mancanza di motivazione scolastica, tendenza all’isolamento, meno socializzazione per ripiegare spesso su un mondo virtuale estraniante, bullismo e prostituzione sommersa, consumo di droga. E ancora: smarrimento nel disegnare prospettive future personali e lavorative, con difficoltà ad accedere autonomamente alle risorse esistenti sul territorio che potrebbero stimolarli ed aiutarli nell’orientamento.

Queste le questioni emerse dal confronto con i giovani, promosso dalla Commissione consiliare per le politiche sociali del Comune di Trento: un dialogo con le realtà aderenti al Tavolo 0-18, costituito da alcuni anni per realizzare iniziative di sensibilizzazione e promozione sociale.

Si tratta di un focus sugli adolescenti ed il loro percorso di crescita, con particolare attenzione al disagio, letto attraverso l’esperienza delle associazioni territoriali (Punto Famiglie, Appm Onlus, Comunità Murialdo, Cooperativa sociale Arianna, Cooperativa sociale Caleidoscopio, Cooperativa sociale Progetto ‘92, Associazione Agevolando, Comitato Provinciale di Trento per l’Unicef, SOS Villaggio del Fanciullo, Ufficio Politiche sociali del Comune di Trento).

Si parla anche del fenomeno della marginalità portato all’attenzione dal Punto Famiglie (associazione Ama), che si sta diffondendo in Italia e che tocca anche la realtà trentina.

In Giappone ne sanno qualcosa. Il fenomeno si chiama «hikikomori» (letteralmente stare in disparte, isolarsi). Stiamo parlando dei cosiddetti «ragazzi ritirati», cioè giovani in fuga dal mondo esterno reale, che smettono di uscire di casa e vivono chiusi nella propria stanza, spesso immersi nel mondo virtuale di internet e dei videogiochi.

«Da novembre è stato istituito un gruppo di confronto per genitori di adolescenti dedicato a questo problema, che dopo un percorso formativo iniziale adesso si riunisce ogni due settimane con il supporto di due psicologi specializzati sulla tematica.

In Trentino i genitori che si trovano a doversi confrontare con questa problematica sono disorientati e non sanno bene cosa fare, perché - spiegano gli operatori -  per ora è poco conosciuta ed ancora non ci sono percorsi formativi specifici. Ma può essere un fenomeno in ascesa e su cui quindi investire sicuramente.

Suggestioni queste che, come sottolineato dal presidente Michele Brugnara, «sono utili alla Commissione per capire le difficoltà esistenti attraverso le esperienze delle associazioni ed elaborare nuove proposte».

In tale direzione, ha riferito Brugnara, «va la mozione che abbiamo predisposto sul rafforzamento del progetto “Trento città amica dei bambini e delle bambine” che arriverà in aula tra due settimane».

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