Addio a Rosa, la ragazza che danzando volava Trascinatrice in carrozzina: esempio per tutti

di Sergio Damiani

Rosa che danzando volava. Rosa che scalava le montagne e nuotava nel mare. Rosa che aveva trasformato la sua disabilità fisica in una forza.

Rosa che, da donna indipendente, amava la vita. È difficile descrivere Rosa Micheli, tante rose in una. Era una colonna del Villaggio Sos ma anche della cooperativa sociale La Rete dove era utente e collaboratrice. Sabato scorso - era la vigilia di Natale - è mancata all'improvviso, a soli 35 anni.

Il funerale di Rosa Micheli di terrà domani, mercoledì, alle 15, nella chiesa di Sant'Antonio.

Rosa era crescita al villaggio Sos di Trento, accolta con grande affetto dalla famiglia del direttore, Giovanni Odorizzi. «Era una donna - ricorda Alberto Pacher, presidente del Villaggio Sos di Trento - che amava la vita e trasmetteva agli altri questo suo profondo sentimento. Posso testimoniare che al Villaggio era circondata dall'affetto e dalla stima di tutti. La sua era una presenza positiva: una persona messa dalla vita davanti a prove difficili, le aveva sapute affrontare con coraggio, determinazione a anche leggerezza. In questo senso rappresentava un modello, un simbolo positivo per tutti».

È difficile scrivere di Rosa perché lei non amava la retorica. Detestava essere trattata come diversa, era invece diretta e comunicativa. Alla Rete era arrivata giovanissima, come utente. Ben preso, però, aveva dato alla cooperativa anche il suo contributo di idee e di passione. Rosa Micheli, a dispetto della sedia a rotelle, era una trascinatrice. Anzi una ballerina che aveva imparato a volare. «Era animata da una incredibile vitalità - ricorda Eleonora Damaggio, referente per i servizi diurni e volontariato per La Rete - aveva la capacità, rara, non solo di sognare, ma anche, grazie alla sua forza di volontà, di trasformare i sogni in realtà. Una sera d'estate di alcuni anni fa mi disse che il suo grande desiderio era ballare. Iniziammo così con un percorso di danceability e da allora lei è sempre stata protagonista nelle nostre esperienze teatrali». 

È arduo descrivere a parole il senso di leggerezza e di libertà che Rosa trasmetteva dal palcoscenico di Sambapolis, sulla carrozzina ma anche a terra, interagendo in modo naturale con le altre ballerine. Era uno spettacolo, ma anche un pugno in pancia a chi ancora considera il disabile persona da compiangere. 
Rosa Micheli amava mettersi alla prova. Era molto esigente con sé stessa, ma aveva la capacità di trasmettere la sua forza agli altri. Da ragazzina partecipava alle attività degli scout che la scorrazzavano per prati e monti. La montagna le è sempre rimasta nel cuore. Partecipava alle attività all'aria aperta organizzate dalla Rete. La sua impresa rimaneva la salita al rifugio Agostini, nel cuore delle dolomiti di Brenta, seduta su una Joëlette spinta dagli alpinisti della Sosat. «Rosa era capace di fare cose straordinarie, non vedeva limiti - ricorda ancora Damaggio - Fin da piccola veniva con noi in acqua. Nonostante non potesse utilizzare le gambe, nuotava come un pesce, con la sola forza delle braccia». 

Per La Rete, Rosa Micheli era molto più di un'appassionata utente. Ai corsi per volontari portava sempre la sua testimonianza. «Raccontava la sua vita senza maschere, con genuinità e leggerezza. Rosa portava sempre il suo valore aggiunto perché sapeva entrare in empatia con chi aveva davanti, potevano essere bambini, ragazzi o adulti», ricordano gli operatori della cooperativa sociale. 
Detestava il pietismo. Forse per questo era così orgogliosa di avere un lavoro vero, al Music Center, che le permetteva di essere davvero indipendente. Il suo prossimo sogno era andare a vivere da sola. Aveva giù fatto domanda all'Itea e, se la malattia non l'avesse portata via così all'improvviso, tra qualche mese avrebbe tagliato anche quel traguardo. 

Di Rosa alla Rete conservano un'ultima immagine, quasi un inno alla vita di questa giovane donna, delicata eppure fortissima. Ad ottobre era stato organizzato un incontro tra ragazzi con fragilità diverse: da un lato i richiedenti asilo con le loro storie di fuga dalla miseria e dalle guerre, dall'altro persone con disabilità. L'incontro tra quei due mondi è stato sintetizzato da una performance di danza che ha lasciato tutti senza parole, attoniti: Rosa ha ballato con Mamudu, un ragazzo del Gambia. Un ballo fisico, potente, delicato, dove i due ballerini sembravano una cosa sola. Rosa e Mamudu che, per un attimo, volavano. Liberi.

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