Accoglienza delle profughe Dopo Lavarone anche Folgaria

di Francesca Dalrì

Fra pochi giorni 24 ragazze nigeriane, richiedenti asilo, saranno accolte nella «Casa di Santa Elisabetta» nella frazione Cappella di Lavarone.

A Trento sono 300 le persone attualmente accolte, mentre a Marco di Rovereto sono 200.

Giovedì sera molti abitanti hanno chiesto informazioni e rassicurazioni nel corso di un’assemblea pubblica presso il centro congressi di Lavarone.

Sul palco c’erano Andrea Gentilini (direttore della cooperativa sociale Punto d’Approdo, incaricata della gestione delle richiedenti asilo), Pierluigi La Spada (coordinamento attività Cinformi), Nicoletta Carbonari (presidente Comunità altipiani cimbri), Luca Zeni (assessore alla Salute e politiche sociali) e Silvio Fedrigotti (dirigente generale Dipartimento Salute e solidarietà sociale)

Il sistema di accoglienza italiano prevede una distribuzione regionale dei richiedenti asilo su base proporzionale. Secondo questo criterio alla provincia di Trento spetta lo 0,9% di tutti gli arrivi nazionali, per un totale di circa 1400 persone.

«Il vantaggio però è che l’autonomia speciale ci permette di gestire in proprio l’accoglienza profughi - sottolinea Zeni -. Per questo finora siamo riusciti ad evitare le grandi strutture e distribuire queste persone con un’attenzione particolare alle caratteristiche dei vari territori».

«Le ragazze in questione – spiega Pierluigi La Spada (Cinformi) – hanno bisogno di essere trasferite al più presto. Al momento si trovano infatti al campo di Marco assieme ad altri 200 uomini».

Provincia e Comunità si sono affidate alla cooperativa «Punto d’approdo». Al mattino le ragazze frequenteranno un corso di italiano e si occuperanno della spesa, del pranzo e della gestione della casa.

Parliamo dell’istituto religioso «Casa di Santa Elisabetta», che le suore hanno lasciato libero. Verrà quindi messo a disposizione in cambio di un affitto (al momento non si conoscono ancora le condizioni contrattuali).

Di pomeriggio seguiranno corsi di educazione civica. Il costo del mantenimento delle ragazze sarà, come per ogni profugo, a carico della Provincia con fondi specifici da parte dello Stato. I 34 euro a persona copriranno vitto, pocket money ed alloggio, che il Cinformi corrisponderà alle Suore Francescane Elisabettine.

Assieme alle ragazze nigeriane sarà sempre presente un operatore, mentre di notte verrà garantita la presenza di un guardiano notturno.

Lo sforzo, spiega Andrea Gentilini, direttore della coop, è quello di trovare operatori del luogo. Dei tre operatori necessari al momento ne sono stati individuati due: uno di Lavarone ed uno di Folgaria.
Accanto alle attività gestite dagli operatori, importante sarà poi la partecipazione degli abitanti.

«A voi chiediamo di coinvolgere queste persone che scappano dalla guerra e da situazioni di estrema povertà – questo l’appello di Zeni -. Sono persone che cercano una possibilità di riscatto e chiedono di essere coinvolte e non lasciate in disparte. Le possibilità sono molteplici e la fantasia sta alla comunità».

E quando si parla di comunità il riferimento non è solo a Lavarone. Si vuole coinvolgere «in maniera diffusa» tutto l’altipiano. D’accordo anche il sindaco di Folgaria Walter Forrer che assicura che Corradi non verrà lasciato solo.

Sul caso di Lavarone ieri è intervenuto anche il consiglier provinciale della Lega Nord Trentino Maurizio Fugatti, che ha parlato di «decisione calata dall'alto».

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