Si finge magistrato e non paga l'hotel Turista di Padova finisce a processo

Vacanza a scrocco per una sedicente magistrata

Dopo avere prenotato il soggiorno in albergo al telefono, era passata di persona per versare la caparra e confermare il periodo di vacanza. Sulla carta, insomma, sembrava una cliente come tante, gentile e affidabile. Se a questo si aggiunge il fatto che più volte si è accreditata come magistrato, si può facilmente immaginare perché i titolari della struttura non abbiano mai pensato che sarebbero rimasti a bocca asciutta al momento di saldare il conto.
 
Protagonisti, loro malgrado, della disavventura, i titolari di un albergo sull’Altopiano di Lavarone. Imputata, con l’accusa di insolvenza fraudolenta, una turista veneta - una 50enne di Padova - arrivata in Trentino per trascorrere una vacanza con la mamma quasi a costo zero. Questa almeno è l’accusa di cui deve rispondere in Tribunale.
 
I fatto oggetto del procedimento penale risalgono alla scorsa estate. L’imputata, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, aveva prenotato un lungo soggiorno presso l’albergo insieme all’anziana madre: 26 giorni, in trattamento di mezza pensione, dall’8 agosto al 3 settembre. Prima ancora di iniziare le ferie, come detto, aveva versato un acconto di 100 euro. Madre e figlia hanno trascorso quasi un mese nella struttura, godendo dei servizi dell’hotel e respirando l’aria fresca dei boschi trentini. Una vacanza ritemprante, durante la quale più volte, l’anziana signora, avrebbe presentato la propria figlia come un magistrato.
 
Una persona, dunque, sulla cui onestà nessuno in albergo nutriva dubbi. Al momento di lasciare la stanza e saldare il conto, però, sono sorti i primi problemi. Quando gli albergatori hanno consegnato la fattura da 3.700 euro, infatti, l’imputata avrebbe detto di non avere con sé denaro in contante né carte di credito per pagare. La promessa di versare quanto prima la somma richiesta tramite bonifico bancario, però, in un primo momento aveva allontanato il dubbio di essere in presenza di due «scroccone».
 
Una volta a casa, però, stando a quando denunciato dai titolari, la turista veneta avrebbe versato solo una piccola parte del dovuto, ovvero 250 euro. Un bonifico che, unito alla somma versata a titolo di caparra, porta il denaro scucito a soli 350 euro. Insomma, mancano ancora più di tremila euro. Inutile dire che, nonostante le rassicurazioni e promesse di saldare la fattura, l’imputata non ha saldato il conto.
 
Ai titolari dell’albergo, a quel punto, non è rimasto altro da fare che sporgere denuncia, nella convinzione che la donna avesse architettato un piano fin dall’inizio per conquistare la loro fiducia -  accreditandosi anche come magistrato, quando invece faceva l’impiegata - e fare una vacanza quasi gratis.

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