Punti patente azzerati Ma il giudice lo «salva»

Comunicazione in ritardo: niente revisione

di Flavia Pedrini

A 74 anni si è trovato di colpo con i punti della patente azzerati e la prospettiva di dover riprendere in mano i libri per ripassare il codice stradale, sperando di non «scivolare» su precedenze o segnaletica.  La maxi decurtazione di punti - ben quindici - frutto di tre distinti verbali avvenuti a molti mesi di distanza, gli venne comunicata in un colpo solo. Circostanza che, per il giudice di pace di Trento, Antonio Paolo Arman, ha privato l'automobilista della possibilità di correre ai ripari prima che fosse troppo tardi, seguendo dei corsi di recupero. Da qui l'annullamento del provvedimento con cui veniva avviata la revisione della patente.

È una sentenza innovativa e destinata a lasciare il segno quella pronunciata dal giudice Arman, l'ultima peraltro della sua lunga carriera, visto che ora lo attende la meritata pensione. Protagonista della vicenda un imprenditore trentino di 74 anni. L'uomo, tra il 2013 e il 2014, aveva commesso tre violazioni al codice della strada. Ma quelle sanzioni, nella sua memoria, devono essere rimaste in un cassetto, finché a novembre 2015 non è stato raggiunto dalla lettera della Provincia - Servizio Motorizzazione civile - che gli comunicava l'avvio del procedimento di revisione della patente per l'azzeramento dei punti. L'automobilista, attraverso l'avvocato Michele Busetti, ha però impugnato il provvedimento.

Il giudice Arman, come detto, ha ritenuto il ricorso meritevole di essere accolto. Nella sua sentenza, oltre a mettere un punto fermo in tema di competenza sui contenziosi di questo genere - in capo al giudice di pace - ricorda che la Motorizzazione civile aveva avviato il procedimento di revisione a fronte del venire meno del credito di punti, sulla base delle informazioni contenute nel sistema informatico. Il problema è però il lasso di tempo intercorso tra il momento in cui sono avvenute le effrazioni e quello in cui il 74enne ha appreso che avrebbe dovuto rifare la patente. essendo rimasto «a secco» di punti.

Sotto accusa «il tardivo invio della detrazione dei punti all'anagrafe nazionale», con l'effetto che l'automobilista non poteva controllare lo stato della propria patente. Circostanza che lo avrebbe indotto a correre ai ripari prima con corsi di recupero. La prassi prevedeva la trasmissione da parte di chi aveva erogato la sanzione all'Aipa, l'Agenzia italiana per le pubbliche amministrazioni spa, che poi li inoltrava al Ministero. Secondo quanto ricostruito dal giudice, tuttavia, l'agente avrebbe trasmesso «nello stesso giorno tre distinte comunicazioni». Due verbali del 2013 e uno del 2014, dunque cronologicamente distanti.

«Tale ritardo - scrive il giudice - è da ascriversi all'inerzia della pubblica amministrazione connessa al passaggio dell'attività di segnalazione dall'Aipa, fiduciaria del Comune di Trento a nuova società appaltatrice del servizio e individuata con il sistema dell'evidenza pubblica, anche se per il tenore letterale del comma 2 articolo 125 bis, il codice della strada dispone che a tale delicatissima funzione provveda direttamente l'organo da cui l'operatore dipende». Morale, non potendo disporre di una visura del proprio stato, l'automobilista non avrebbe potuto decidere di frequentare i corsi di recupero, tanto più che il ministero ne aveva vincolato la partecipazione dopo l'invio della comunicazione di decurtazione dei punti. 

Da qui l'illegittimità del provvedimento impugnato e patente «salva». La particolare novità della materia ha invece indotto il giudice a compensare le spese.

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