Buona scuola trentina al via, ma la Uil contesta e dice no

Approvato dalla quinta commissione del Consiglio provinciale di Trento il disegno di legge «Modificazioni della legge provinciale sulla scuola 2006». Si tratta di fatto dell'applicazione in salsa trentina dei principi della Buona Scuola approvata a livello nazionale dal governo Renzi. Dopo le audizioni dei rappresentanti del mondo della scuola, dei genitori, degli studenti, delle categorie sindacali, del mondo economico e delle professioni, del consorzio dei comuni, il testo che si accinge ora ad approdare all'esame dell'aula è stato emendato in alcune sue parti.

Queste le modifiche di maggior rilevo introdotte: maggior valore al curriculum dello studente, che dovrà ora essere tenuto in considerazione nell'ambito dell'esame di Stato; messa in evidenza dei criteri di scelta attraverso i quali i dirigenti scolastici potranno avvalersi del diritto di chiamata diretta dei professori, e l'introduzione dell'obbligo d'adozione di modelli di valutazione del personale docente (subordinati all'individuazione di una metodologia nazionale); taratura del ruolo di genitori, studenti, e rappresentanti delle autonomie locali quali parti integranti del sistema educativo, e definizione dei loro compiti all'interno delle consulte degli studenti e dei genitori; utilizzo delle risorse pubbliche e introduzione di un maggior risparmio attraverso l'abolizione del gettone di presenza inizialmente previsto per i componenti del Consiglio del sistema educativo provinciale, e la contestuale ed equa estensione dei rimborsi spese a tutti i suoi membri; le scuole paritarie debbono poter beneficiare - a proprie spese - di convenzioni formative e di aggiornamento con l'Iprase; utilizzo dei percorsi di formazione scuola-lavoro, che dovranno obbligatoriamente prevedere lo svolgimento di almeno il 50% delle ore previste fuori dalle mura scolastiche, che potranno essere affiancati da altri percorsi pattuiti di comune accordo con la giunta; introduzione dell'obbligo da parte della giunta provinciale di un passaggio consiliare nella definizione dell'ampiezza e dell'articolazione degli ambiti territoriali.

Il presidente della giunta Ugo Rossi ha fatto appello al «senso di responsabilità del Consiglio perché se questa legge non venisse approvata, si interromperebbe il percorso virtuoso della scuola trentina».

Un appello che, evidentemente, non piace troppo alla Uil Scuola. «Rinnovando l'impegno a tutela della scuola pubblica e laica - si legge in una nota - vogliamo alzare la voce a difesa del principio costituzionale della libertà d'insegnamento». Nodo del contendere la cosiddetta «chiamata diretta»: «L'introduzione di questa norma non rispetta l'autonomia pedagogica e didattica. A Bolzano, dove hanno fatto scelte realmente autonome, questa norma non l'hanno recepita. Poi la probabile futura possibilità di scelta da parte del dirigente del personale Ata da chiamare, potrebbe allentare ogni meccanismo di controllo gestionale. Siamo alla mutazione genetica della scuola: da pubblica, funzione suprema dello Stato, a privata, finalizzata al disegno formativo di maggioranze politiche. Restano tutti aperti i nodi di un rinnovo contrattuale senza disponibilità di risorse: così facendo buona parte dei docenti non avrà alcun aumento: 0 euro. In questo il presidente Rossi riesce, in maniera formidabile, a superare in senso negativo il presidente Renzi».

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