Negozi per aiutare a usare gli smarphone: il costo per configurarli

di Matteo Lunelli

Configurare un account, effettuare una ricarica, scariscare una App, sincronizzare la rubrica, salvare fotografie ed sms. Per alcuni operazioni banali, che richiedono al massimo un paio di minuti. Per altri uno scoglio insuperabile, una missione impossibile, una fonte certa di arrabbiatura e nervosismo, che spesso si chiude con la frase «questo aggeggio non funziona». Stiamo parlando ovviamente di telefonini, o meglio di smartphone. A molte persone, soprattutto negli ultimi anni, è capitato di averne uno nuovo tra le mani. Via il vecchio Nokia (sì, proprio quello la cui batteria durava giorni e giorni e che era praticamente indistruttibile, anche dopo una violenta caduta), ecco l'arrivo dei vari iPhone e Samsung, delle vie di mezzo tra un telefono e un computer, anzi dei veri e propri computer che fanno anche le telefonate. 

Il passaggio da un modello all'altro, però, non è indolore. Sia per il portafoglio, sia soprattutto per la configurazione. Come trasferire i numeri? Come spostare le fotografie? Come installare l'email? Come avere WhatsApp e Facebook? A volte la soluzione ideale sono figli o nipoti, i famosi nativi digitali, che come per magia iniziano a muovere il pollice e in pochi secondi riescono a far apparire sullo schermo tutto ciò che serve. Oppure? Eh sì, oppure? Nei giorni scorsi una foto ha iniziato a girare su Facebook: mostrava un cartello apparso in un punto vendita di Mediaworld che elenca i costi delle prestazioni di assistenza alla clientela per eseguire una serie di procedure. Ad esempio «Trasferimento foto: 9,99 euro»; «Prima accensione: 4,99 euro»; «Ricarica telefonica: 2,99 euro». I punti di vista su quel cartello possono essere sostanzialmente due. Uno di chi capisce che il tempo lavorativo dei commessi ha un costo e non può essere interamente assorbito dagli aiutini alla vasta clientela che non sa. L'altra è di chi ritiene quelle cifre esagerate per operazioni all'apparenza intuitive e semplicissime. Come se, comprando un lavandino, si chiedesse al cliente un'aggiunta di 9,99 euro per girare il rubinetto e vedere se l'acqua scorre. 

A Trento, nei principali negozi di elettronica, ovvero lo stesso Mediaworld, Vobis e Trony, cartelli così non ce ne sono. «Forse si tratta di una sperimentazione - ci spiega un responsabile di Mediaworld - fatta solamente in alcuni punti vendita. Noi non abbiamo particolari richieste di assistenza da parte dei clienti, l'unica è l'applicazione delle pellicole». 

Anche da Vobis ci spiegano che «non abbiamo mai messo cartelli del genere: le richieste di aiuto ci sono, ma sono pochissime». A questo punto le possibilità sono due: o l'alfabetizzazione informatica dei trentini è molto alta o la cura del cliente e i servizi aggiuntivi sono considerati dai commercianti trentini «compresi nel prezzo», e non servono tariffari extra. Non troppo convinti né dell'una né dell'altra ipotesi, chiediamo al titolare di «Smartcom Mobile», negozio di riparazione e configurazione di telefonini. «La gran parte del nostro lavoro consiste proprio nel fare quello che riporta quel volantino, non tanto nelle riparazioni di schermi infranti. Ma i nostri prezzi sono ben altri: al massimo chiediamo dieci euro, ma solo per un trasferimento dati completo con centinaia di foto e altre operazioni che richiedono alcune ore. La clientela? Non solo anziani, come si potrebbe prensare. Arrivano anche persone di trenta o quaranta anni con il loro smartphone nuovo chiedendo di importare la rubrica o di configurare una casella email». 

La nascita di un numero sempre crescente di negozi che offrono servizi per configurare un telefonino (oltre al vasto numero di ragazzi che lo fanno in maniera «non ufficiale» per amici, parenti e amici di amici) fa sorgere una nuova frontiera del digital divide, ovvero non tanto quello tra chi ha accesso effettivo alle tecnologie e chi ne è escluso, ma quello che si crea all'interno di chi ha accesso: chi sa usare il prodotto che ha in mano e chi, pur avendolo in mano, non sa da che parte cominciare a usarlo. E quindi anche i grandi negozi, i colossi, iniziano a porsi il problema dei costi dei servizi.

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